MESSINA. Un’Italia a due velocità, con il Mezzogiorno fortemente penalizzato: è il punto cruciale dell’analisi dell’ex primo cittadino di Messina Renato Accorinti, che interviene sulla sicurezza delle infrastrutture e delle autostrade dopo la tragedia del Ponte Morandi.
«Nel dolore e nel rispetto per le vittime del crollo del viadotto sul Polcevera – commenta Accorinti – dobbiamo ricordare che anche in altre parti del Paese vi è la necessità di intervenire con immediatezza senza dover aspettare altre tragedie. Il problema della manutenzione delle infrastrutture è strettamente legato a quello della fragilità idrogeologica del nostro territorio: è il caso di ricordare che sull’autostrada Messina-Catania, entrambe città metropolitane, da 3 anni si aspetta la risoluzione dei problemi causati dalla frana che, a pochi chilometri da Taormina, ha interrotto una carreggiata dell’autostrada in direzione Catania, limitando fortemente il traffico.  A oggi, nonostante gli appelli fatti negli anni scorsi da Sindaco della città di Messina e della Città Metropolitana, al Consorzio Autostrade Siciliane (CAS), portati all’attenzione anche dei media nazionali, non si è riusciti ad avviare i lavori per risolvere il problema che causa gravi rallentamenti su una delle principali arterie autostradali della Sicilia. Appare il caso di far notare che un’altra frana simile o l’aggravarsi di quella già intervenuta, potrebbe interrompere definitivamente e completamente il traffico autostradale tra Messina e Catania con conseguenze disastrose per i trasporti e per il turismo”, prosegue l’ex sindaco, che si chiede quanto ancora la Sicilia dovrà aspettare per la soluzione di un problema che probabilmente in regioni più a nord avrebbe trovato soluzione quasi immediata e perché dopo 3 anni non si riesce ad appaltare un lavoro che probabilmente da un punto di vista economico “vale un centesimo di quanto costerà la sostituzione del viadotto a Genova?
Sempre in tema di gestione delle autostrade siciliane, Accorinti cita l’annoso caso del casello di “Villafranca Tirrena”, che in realtà si trova nel territorio comunale e dovrebbe essere transitabile senza pedaggio. «Anche in questo caso a nulla sono valse le richieste della precedente Amministrazione e quelle di consiglieri di circoscrizione che hanno raccolto molte centinaia di firme di cittadini per chiedere l’abolizione del pedaggio. I mancati introiti, certamente modesti per il bilancio del Cas, non possono essere una giustificazione accettabile per far perdurare una situazione in cui di fatto i cittadini sono costretti a pagare un pedaggio per un percorso urbano. Le perdite, se proprio non compatibili con i bilanci del Cas, potrebbero eventualmente essere recuperate ritoccando di pochi centesimi le tariffe delle altre tratte».
«Il tema delle infrastrutture, intese come strumento per lo sviluppo sostenibile dei territori – conclude la nota – resta uno dei grandi nodi da risolvere per consentire un vero rilancio del Sud dell’Italia. Per dare una misura della differenza nella distribuzione degli investimenti pubblici negli ultimi decenni, bisogna forse ricordare ancora una volta, che oggi, nel 2018, in Sicilia ci sono treni che vanno a gasolio e molte tratte sono ancora a binario unico con tempi di percorrenza ridicoli se paragonati con le linee del centro e nord Italia. Ancora oggi, anche per i trasporti, ci sono due Italie. Anche a questo Governo chiediamo di mettere tra le sue priorità una risposta concreta a problemi dei trasporti nel Sud del Paese».
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