MESSINA. Dodici condanne e due assoluzioni. Si conclude con questa sentenza il processo d’appello “Bocca di Rosa”, l’inchiesta su un vasto giro di prostituzione scoperto nel 2014 con un’indagine condotta dai carabinieri.

La Corte d’Assise d’Appello ha confermato in larga parte la sentenza di primo grado, disponendo anche due assoluzioni totali e tre riduzioni di pena. Sono stati assolti Giuseppe Bonsignore e Arachchige Malikawathi Edirisingha con le formule perché il fatto non sussiste e per non aver commesso il fatto. In primo grado erano stati condannati rispettivamente a 2 anni e 4 mesi ed 1 anno ed 8 mesi. Per Lucia Mazzullo pena rideterminata in 4 anni e 10 mesi. Infine concesse le attenuanti generiche prevalenti sulle aggravanti a Giuseppa Pulejo  e Santina Di Pietro Fazio, condannate a  2 anni ciascuno. Conferma per tutti gli altri.  Previsti 90 giorni per il deposito delle motivazioni. 

Il processo in Corte d’assise si era concluso con 14 condanne. Era caduto il reato di riduzione in schiavitù. Questa la sentenza di primo grado: Antonino Barrile 5 anni, 6 mesi, Carmela Comandè  6 anni , 4 mesi, Michele Ferro 5 anni , 10 mesi, Vincenzo Inuso 5 anni, 2 mesi Alfredo Pascale 3 anni,  Antonino Gumina 2 anni, 8 mesi, Antonio Micale 1 anno 4 mesi, Giovanni Cisco 2 anni 6 mesi, Cirino Oriti 1 anno e 4 mesi di semidetenzione.

Le indagini, che si sono avvalse di intercettazioni telefoniche, hanno portato  alla luce storie di donne che si prostituivano spinte dal bisogno o dal disagio. Tutto ruotava attorno a sei case dove si consumavano i rapporti sessuali a pagamento. Una quindicina le donne identificate dai carabinieri, tutte di un’età compresa tra i 21 ed i 50 anni. Nella difesa impegnati gli avvocati Fortunato Strangi, Antonello Scordo,  Salvatore Silvestro, Carlo Caravella,  Nino Cacia, Massimo Marchese, Filippo Cusmano, Giuseppina Gemellaro, Giuseppe Serafino e Candeloro Olivo.

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