MESSINA. Non è più un modo di dire o un’esagerazione: in Sicilia le riserve idriche sono praticamente esaurite: meno 73% vuol dire che non c’è più acqua, letteralmente. E’ quanto emerge dall’analisi dei bacini idrici monitorati dal dipartimento regionale dell’Autorità di bacino della Regione Siciliana. I ventinove invasi, che servono per uso potabile, irriguo, elettrico e industriale, hanno una capienza potenziale massima cumulata di 1.010,70 milioni di metri cubi di acqua. A giugno, quindi con ancora tutta l’estate davanti, e con minimo quattro mesi prima della stagione delle piogge, i bacini idrografici contengono appena 288 milioni di metri cubi d’acqua. Meno di un terzo. Una crisi come non se ne vedevano da oltre vent’anni.
Ci sono casi addirittura catastrofici, come l’invaso Comunelli o l’invaso Zaffarana, entrambi completamente a secco, o la diga di Pozzillo sul fiume Simeto, il più grande bacino siciliano, che rispetto a una capienza da 150 milioni di litri, a giugno di milioni di litri d’acqua ne aveva solo 5. Le dighe Disueri e Fanaco, rispettivamente sul Gela e sul Platani, che in genere potrebbero contenere oltre venti milioni di litri d’acqua ciascuno, sono quasi completamente a secco: 0,21 il primo, 0,45 l’altro. Il che vuol dire acqua razionata per tutta l’isola. A Messina, la situazione è ancora più delicata a causa di problemi strutturali alla rete.
Per comparazione, lo scorso anno, dopo le piogge di maggio e prima metà di giugno, gli invasi presentavano 520 milioni di litri d’acqua, ed erano pieni per metà capienza: e infatti l’estate scorsa non ci sono stati minimamente problemi di approvvigionamento idrico. Oggi di acqua ce n’è la metà, e davanti ci sono almeno due mesi in cui non si prevedono piogge.