MESSINA. “IN LIMINE, la maglia rotta nella rete” è la mostra di sculture di Sara Teresano che verrà inaugurata sabato 5 ottobre alle ore 18.00 nei locali di Spazioquattro. L’evento presenta gli ultimi lavori della scultrice messinese, è una mostra su concetto del “limine”, della soglia, ispirata alla celebre lirica di Montale che invita a “cercare la maglia nella rete” dell’esistenza opprimente ed esorta a varcare la soglia, osare, andare oltre.
L’esposizione presenta nuove opere su temi consolidati della poetica scultorea di Teresano.
«Il gruppo di splendide terrecotte patinate a freddo -si legge in una not- le donne “nuvola” e le “bagnanti” dalle forme morbide e leggere, corpi felici nell’agio della pinguedine per rappresentare un femminile metafisico, totalmente “assorto” in un proprio altrove, nell’attimo affrancato dal tempo; è la ribadita rappresentazione di un femminile liberato e libero, che abita un universo dove nessuno può raggiungerlo, dove il corpo non è destinato allo sguardo di nessuno, ma si dà nella pienezza innocente del semplice esistere»
«Sono donne padrone di essere -si legge- come la lussureggiante e pur corpulenta “piccola venere” in bianco lucente alabastro. Tra le nuove figure assorte di terracotta patinata, emerge statuaria, con le braccia poggiate su “l’ eterno grembo”, una piccola possente Kore, gravida, tutta assorbita nel suo segreto di fertilità, lare della soglia e dell’oltre che sovrintende. Nel paesaggio delle meraviglie ideato da Sara troviamo sempre sculture che giocano a reinventare perfezione della natura, ridisegnandola con l’arte che sa usare il flex come un pennino, percorrendo le forme della pietra con disegno metafisico e, soprattutto, con la perfezione tecnica di cui Sara è maestra indiscussa»
«Sul piano poetico le tre sculture sono da intendersi come divinità primigenie e protettrici della “soglia” -spiegano dall’organizzazione- quell’oltre di cui sono materica incarnazione; sul piano formale le teste si contrassegnano nel filo comune del “non finito”, quali fisionomie marcatamente impure, deformi, abbozzate, con parti lasciate grezze e parti volutamente non finite. Queste sculture “in limine” sono nate dall’urgenza dell’artista di uscire dalla zona di confort delle proprie conoscenze, dai confini del controllo di un superbo dominio tecnico, per mettersi in gioco affrontando coraggiosamente il rischio e andare alla scoperta di nuove forme espressive. Il rischio lo impone la materia, quell’arenaria fossile che non sarebbe adatta alla scultura, per sua natura porosa e instabile, incontrollabile»
«In queste tre teste di pietra -concludono- Sara “cerca la maglia nella rete” della sua investigazione, trova il varco sperimentando e si tuffa nell’ignoto emozionante dell’esplorazione; lasciandosi guidare dalla materia stessa, la faticosa arenaria che, sotto i colpi del flex, svela meraviglie e pericoli nascosti, rilascia schegge, fossili, polveri e conchiglie; o l’amato alabastro che rifiuta aristocraticamente di farsi le rughe e le crepe. E così nella ricerca, oltre la soglia del noto, l’artista raggiunge nuove scoperte inventive, nuove orizzonti creativi. Nel limine della matura arte di Sara Teresano saggiamo il vento che scompiglia le patinate certezze, il “vento ch’entra nel pomario vi rimena l’ondata della vita”. Di là della la soglia, varcando “la maglia della rete,” la mostra ci sussurra la verità di ogni arte: il mondo non è il reliquiario di certezze a cui ci destina il tempo, il mondo pullula di vita, nell’immaginazione stessa che va oltre, sempre.»