di Giorgia Nunnari

MESSINA. “Un romanzo che parla d’amore sotto varie sfaccettature, tutte rappresentate dai diversi personaggi.” Così Nancy Antonazzo, docente di lingua e letteratura inglese e presidente dell’associazione culturale Terremoti di Carta, ha descritto “Il resto di Sara”, l’ultimo libro di Valeria Ancione, presentato ieri, 20 Maggio, alla libreria Mondadori Bookstore.

La scrittrice e giornalista del Corriere dello Sport, è già autrice per Mondadori de “La dittatura dell’inverno” e del libro per ragazzi “Volevo essere Maradona”. Ma è con “Il resto di Sara” (Arkadia editore) che ha scelto di ambientare le sue storie nel suo “luogo dell’anima”, la città dove è cresciuta: Messina.

La storia ha origine da un incidente che riduce la protagonista, Sara, in condizioni gravissime. La rende quindi, secondo le parole della scrittrice, “una protagonista assente”, che resta presente nei pensieri e nelle vicende degli altri personaggi, che si riuniscono nella sala d’attesa dell’ospedale Papardo, dove lei viene operata.

“Sembra che Sara li raduni tutti per salvarli, anche se inconsapevolmente. – Nancy Antonazzo – Li mette tutti di fronte a se stessi per trovare la loro opportunità di salvezza.”

L’attesa, infatti, diventa per loro occasione di riflessione, di confessioni, di sensi di colpa, ma anche di speranza e opportunità di cambiamento. “Basta un attimo per passare da una situazione a un’altra – spiega l’autrice – questo è un romanzo di pali in faccia e di cambiamento.”

Ed è attraverso questi stessi personaggi e i loro tormenti che “si esce dall’ospedale” e si vive la vera ambientazione del libro.

“L’ho scritto proprio a Casabianca, a Messina. Ed è una sorta di dichiarazione d’amore nei confronti della città. – spiega Ancione – Ho sentito sempre il peso di non saper dimostrare quanto sono legata a questi luoghi. Ma avevo anche un po’ di imbarazzo, temevo di cadere nelle sdolcinature, visto che sono lontana da trent’anni. Poi sono riuscita a recuperare la giusta astrazione. (…) Ho raccontato i luoghi che più mi appartengono, quindi la zona nord, Torre Faro, Casabianca, Ganzirri… A una situazione triste e un ambiente come quello della sala d’attesa di un ospedale, si contrappone la bellezza che c’è fuori. La considero proprio una dichiarazione d’amore a Messina.”

Lo Stretto è dunque scenografia e protagonista che accompagna tutti i personaggi nelle loro attese, nei loro tormenti e nei loro cambiamenti.

 

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