MESSINA. Il consiglio comunale messinese ha detto no, all’unanimità (tutti e 24 i consiglieri presenti, maggioranza e opposizione, sui 32 eletti), al’ingresso dei privati nella gestione dell’acqua pubblica: bocciando la delibera che sanciva l’adesione alla società partecipata, in partenariato pubblico-privato, MessinAcque spa per la gestione del servizio idrico integrato provinciale. La proposta di delibera è firmata dal sindaco Federico Basile, ma recepiva un indirizzo regionale (per l’attuazione del quale è stato nominato un commissario).

Il comune di Messina avrebbe avuto il 19,5% delle azioni della società, per un valore di qualche spicciolo in meno di 390mila euro da versare quale quota associativa, il resto dell’ambito territoriale (che coincide con 92 dei 108 comuni della provincia di Messina) le altre azioni fino ad arrivare ad un totale del 51%, ed il socio privato il 49%, fino ad arrivare ai due milioni di euro di capitale sociale. La partecipata avrebbe scelto per trent’anni, tanto sarebbe durata la concessione sulle acque messinesi, le tariffe da applicare e gli investimenti da eseguire.

Il servizio idrico integrato consiste nell’insieme dei “servizi pubblici di captazione, adduzione e distribuzione di acqua ad usi civili, di fognatura e di depurazione delle acqua reflue”: secondo il piano economico e finanziario della MessinAcqua, i ricavi, con l’applicazione delle tariffe del piano i ricavi sarebbero passati dai 28,79 milioni del 2023 ai 91,25 del 2052.

Secondo la relazione al piano, la scelta della società mista pubblico-privato è stata ritenuta “l’unica forma in grado di assicurare livelli di efficacia ed efficienza del servizio, consentendo, da un lato di mantenere un certo grado di controllo pubblico sull’esecuzione del servizio e sulla realizzazione dei relativi investimenti, dall’altro di evitare gli effetti di instabilità sui bilanci comunali dovuti agli oneri di accantonamento previsti dalle norme vigenti per il caso di affidamento in house”. E ancora “L’individuazione del socio privato attraverso l’espletamento di una procedura ad evidenza pubblica, consente, infatti, la scelta del gestore “migliore” per il servizio secondo criteri di efficienza, efficacia ed economicità acquisendo, così, la professionalità di un socio privato operativo, nonché l’apporto di capitale privato utile per finanziare gli investimenti e consentire il superamento delle attuali criticità nel territorio. L’operatore privato sarà guidato da logiche tese anche all’utile e al profitto, pur trattandosi della gestione di un servizio pubblico”.

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