MESSINA. Verrà inaugurata sabato 8 aprile, alle ore 18, al PalaCultura di Messina, la mostra “Humanity”, prima personale “istituzionale” di Giuseppe Raffaele, curata da Mariateresa Zagone e Mosè Previti, con in catalogo anche interventi di Giuseppa Prestipino e Giovanni Lucentini. In esposizione trentasei sculture, un’istallazione e tredici disegni a penna e a china su carta del giovane artista messinese. “Humanity” – che sarà aperta sino a giorno 30 aprile – è l’ultima delle mostre de “Le Scalinate dell’Arte”, progetto pluriennale dedicato all’arte e agli artisti contemporanei messinesi, con il Comune di Messina come capofila e la società Team Project come partner, finanziato nell’ambito del Po Fesr Sicilia 2007-2013.
Raffaele ha appena vent’anni. Nato a Messina nel 1996, ha frequentato il Liceo Artistico Ernesto Basile, indirizzo Arti Figurative, dove ha cominciato a sperimentare il suo linguaggio sia in pittura sia in scultura. Attualmente frequenta la scuola di scultura dell’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria. Nel corso degli ultimi anni ha partecipato a varie manifestazioni artistiche a livello locale e nazionale.
L’artista fonda le sue basi stilistiche su artisti come Giacometti, Klimt e Schiele. La ricerca di Giuseppe Raffaele si muove intorno alla condizione psicologica del bambino e dell’adulto, che rappresentano simbolicamente la felicità infantile e la tristezza consapevole dell’adulto. L’artista lavora principalmente il ferro e materiali naturali che lascia “impressionare” da sostanze corrosive e agenti atmosferici.
“Le opere di Raffaele – scrive Mariateresa Zagone in catalogo – disegnano il dramma e il sogno esistenziali di una postmodernità rarefatta e in dissolvimento, combinando il linguaggio asciutto e icastico di derivazione espressionista col mistero fantastico e simbolico di taluni esiti della plastica surrealista”, tra “echi di Modigliani e di Schiele, di Marini e di Colla, persino di El Greco e di Klimt ma, soprattutto, trasposizioni in cui, giocoforza, è facile leggervi Giacometti e Germaine Richier in qualche modo traslitterati con materiali poveri o di risulta”.
“Raffaele – spiega invece Mosè Previti – possiede una fucina di idee, un segno già suo, una scelta di materiali. Ho visto i suoi disegni: egli è coerente all’idea leggera e autosufficiente della linea, e ha trovato nel metallo il suo corrispondente fisico, lo strumento d’espressione. Usa questo materiale per quelle specificità che comunemente gli neghiamo, e invece: può essere leggero, può essere allungato, tirato in tutte le direzioni, spellato dall’acido, fatto danzare, muovere con una leggerezza commovente, con una presenza fragile ma coraggiosa, molto volitiva. D’altra parte il personaggio corrisponde. È mite questo artista, misurato nelle parole, quanto convinto dei presupposti teorici del suo lavoro. In questa sua prima personale ‘istituzionale’ c’è già un mondo di interrogativi, un canovaccio di idee già provate dall’incontro con l’esistenza”. Le sculture di Giuseppe Raffaele, scrive nel suo intervento Giuseppa Prestipino, dirigente scolastico dell’IIS La Farina – Basile di Messina, “hanno la capacità di trasportare l’osservatore nel mondo dei sogni: intrecci di fili di metallo, di cui non si riesce ad individuare l’inizio e la fine, dopo un intenso lavoro di tensione e di modellamento, affidati alle mani e agli strumenti di lavorazione danno vita a figure filiformi chiaramente ispirate al mondo della realtà quotidiana”.
“Le opere dello scultore – racconta Giovanni Lucentini, responsabile di Team Project – hanno il pregio della apparente semplicità estetica e della facile modellazione propria di un materiale duttile e al contempo povero. Ma non bisogna farsi ingannare. Nella sua corale semplicità materica l’elemento prende forma e si anima. Figure filiformi, amorfe, trasfondono, immagini ed echi lontani dove la dimensione e il tempo si estendono fino a raggiungere un primordiale vagito dell’anima”.
“Humanity” è la mostra conclusiva delle esposizioni in programma per “Le Scalinate dell’Arte”. Le “conclude” nel senso che apre un nuovo, inedito dialogo tra Messina e la sua contemporaneità, anzitutto artistica. Partite dai maestri – Lillo Messina, Bruno Samperi, Felice Canonico, Pina Inferrera – per restituirli alla città da cui hanno avuto i natali, “Le Scalinate” sono state capaci di intercettare visioni più estemporanee (la mostra fotografica sullo Stretto e il suo mito, il murale di MaCa e la mostra dei bozzetti, l’opera temporanea alla Dogana di Santo Arizzi, il “Genus” di otto donne artiste a confronto a partire dall’8 marzo) e, soprattutto, di scoprire, e far scoprire, talenti nuovissimi, eppure già maturi. È stato il caso di Giuditta R e la sua “Vanessa’s Room”, ed è il caso appunto di Giuseppe Raffaele e la sua “Humanity”.