Che razza di immagine sta per offrire di sé la nostra Isola! Una Taormina letteralmente blindata si accinge ad ospitare l’imminente G7. Tra i mugugni dei locali che si sono visti perquisire gli alloggi “sensibili”, quasi che ogni terrazzino fosse un posto idoneo all’esecuzione di attentati, e i mal di pancia degli albergatori che hanno dovuto subire uno stop alla propria attività nei fatidici giorni del summit, non si può dire che questo evento allieti i taorminesi… Anche perché il boccolone biondo del presidente americano potrebbe preferire adagiarsi la notte su un ruvido cuscino di Sigonella piuttosto che su quelli assai più morbidi del Timeo o del San Domenico.

Infine, cosa avverrà di tutti questi grandi-della-terra (sic) una volta giunti nella Perla dello Ionio? Che arriveranno in auto superblindate e super scortate, approderanno negli spazi del meeting senza aver visto non dico le meraviglie archeologiche di Taormina ma neanche un negozietto di folklore a buon mercato o un chioschetto di gelati. E poi inizierà il teatro. Loro sanno già cosa dire, la lezioncina l’hanno mandata bene giù a memoria. I loro capi (intendo dire chi li ha collocati dove stanno e li manovra a piacimento) possono stare tranquilli, anche questo G passerà alla storia per l’abisso incolmabile tra le parole e le cose, tra gli annunci e le azioni concrete, tra le frasi retoriche e i fatti.

I fatti sono che viviamo in un pianeta ormai stanco, cinico ed egoista. Si tratta solo, allora, di ammantare questa realtà con pannicelli caldi fatti di cooperazione internazionale, riequilibrio delle disuguaglianze, lotta al terrorismo (questa è addirittura “metafisica”, se pensiamo alle migliaia di tonnellate di armi che gli U.S.A. vendono all’Arabia Saudita), si tratta di dare in pasto a miliardi di “mmuccalapùni” (tali siamo chiamati ad essere oggi) la buona novella che il pianeta si incammina in direzione di magnifiche sorti e progressive.

Per garantire tutto ciò, intanto è bene che si sospendano gli sbarchi dei derelitti, in questo momento disturberebbero le manovre, e poi possono ben attendere qualche giorno in più nel Mediterraneo che è tanto accogliente (e difatti ne “accoglie” quotidianamente – nelle sue profondità – in grande numero); ma anche i locali, gli autoctoni, è meglio che per quei giorni non contino di ammalarsi perché l’Ospedale San Vincenzo deve rimanere allertato nel caso che madame Macron o mrs. Trump si sloghino una caviglia, o ad Angela Merkel venga un imbarazzo di stomaco.

Intanto, in molti sgomiteranno per avere in omaggio uno dei pass in grado di aprire l’accesso a questo universo concentrazionario che sarà la Taormina del G7. Verrebbe da chiedere a costoro se lo fanno per sentirsi importanti o perché credono veramente che a Taormina si stia per verificare un evento storico. Di storico, in realtà, c’è solo la faccia di bronzo di questi sepolcri imbiancati, capaci solo di trasformare in pochi anni la sacrosanta resistenza a un tiranno in un conflitto bellico planetario.

G7 dunque? No, grazie. In quei giorni preferisco il G37 di Antonio Presti. Sarò più gratificato a illustrare le mummie di Savoca ai poeti amici di Antonio che a respirare la stessa aria mefitica dei figuri che animeranno la tre giorni taorminese.

 

 

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