PATTI. Sono finiti in manette gli autori del colpo messo a segno l’11 marzo scorso nel territorio di Patti ai danni di un noto supermercato al quale veniva sottratta la somma di ben 33mila euro oltre ad altra merce. Si tratta di Salvatore Campisi (30 anni) e di Salvatore Militello (64), condotti stamane in carcere in esecuzione dell’ordinanza cautelare emessa dal Gip Aliquò per il reato di furto pluriaggravato in concorso.

L’attività di indagine, condotta sdai poliziotti diretti dal Vice Questore Aggiunto Giuseppina Interdonato, ha dimostrato un piano d’azione studiato nei minimi particolari e messo a punto da un gruppo criminale già noto alle forze dell’ordine per reati analoghi.

Quando i due sono entrati in azione il supermercato era chiuso; ne hanno danneggiano la porta d’ingresso, manomesso e disattivato i sistemi di videosorveglianza, aperto le due casseforti con l’uso di fiamma ossidrica, impossessandosi, oltre che del denaro, anche di quello presente nelle casse.

L’accurata visione delle immagini estrapolate dalle telecamere vicine al luogo di consumazione del delitto ha permesso di individuare due autovetture, dalle cui targhe si risaliva rispettivamente ai proprietari.

Non solo, sempre dalla visione delle registrazioni degli impianti di videosorveglianza, gli operatori di polizia individuavano i tratti somatici dei due autori che, comparati con i rilievi fotosegnaletici in loro possesso, trattandosi di soggetti gravati da precedenti, e con le fotografie rinvenute sui profili Facebook, ne confermavano il pieno coinvolgimento nei fatti, seppur con ruoli diversi. Campisi, in particolare, faceva da palo ai complici, impegnati materialmente nella commissione del delitto, aspettandoli a bordo del proprio mezzo di modo da facilitarne la fuga.

Decisive le attività di intercettazione telefonica e ambientale, l’analisi dei tabulati e l’osservazione dei malfattori nel territorio catanese. In particolare emergevano contatti telefonici, il giorno prima del fatto, tra i sodali, i cui cellulari, contemporaneamente, risultavano spenti nelle fasi cruciali della commissione del furto, per poi successivamente agganciare celle telefoniche lontane dal luogo del delitto. Emergeva, altresì, dalle telefonate captate successivamente, la pregressa conoscenza degli indagati fra loro e la dedizione ad attività illecite finalizzate alla commissione di delitti contro il patrimonio.

Inoltre, dalle indagini svolte, veniva confermata la paternità del delitto anche ad un terzo soggetto, grazie alla comparazione delle immagini estrapolate dalle telecamere tanto con quelle presenti nelle banche dati di polizia, trattandosi di soggetto con precedenti, quanto con le fotografie presenti su Facebook, che allo stato risulta irreperibile.

Infine ed a maggior conferma della loro responsabilità il dato rappresentato dall’essere gli unici immortalati con fare sospetto nei pressi del supermercato dove si aggiravano con un grosso borsone verosimilmente contenente l’attrezzatura usata per realizzare il colpo.

 

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