MESSINA. Una città sempre più vuota e sempre più vecchia, con in media sette giovani al giorno che oltrepassano lo Stretto per cercare fortuna altrove. È lo scenario allarmante che emerge dai numeri sulla situazione demografica di Messina, di cui si è discusso stamani nel corso della VII Commissione consiliare permanente, presieduta dal Consigliere comunale Placido Bramanti.

«La crescita del numero degli anziani e dei giovani che migrano verso le regioni del Centro-Nord è cosa ormai nota, – ha dichiarato l’ex candidato sindaco del centrodestra – ma preoccupa sempre di più come questo dato sia di forte incremento nella città di Messina a causa delle condizioni economiche e del calo di natalità. A questo si aggiungono gli ultimi dati Istat che evidenziano come la popolazione in età senile abbia sfiorato il 10% in più rispetto agli ultimi 5 anni. Ad aggravare ulteriormente la già compromessa situazione, la recente pandemia, che ha colpito anche Messina sotto molteplici aspetti. In città, infatti, il coronavirus sta uccidendo l’economia. In soli tre mesi, da gennaio a marzo 2020, secondo uno studio dell’ufficio Statistica della Camera di Commercio, sono state ben 833 le cessazioni di imprese. Spopolamento e desertificazione economica sono il riflesso naturale di questi dati. Dal rapporto Svimenz emerge un quadro catastrofico con oltre 2 milioni di giovani in fuga verso il Nord alla ricerca adesso di un lavoro, ancor prima per motivi di studio».

«Il Mezzogiorno – prosegue l’esponente della Lega – è destinato ad aumentare la propria distanza dal resto del Paese, avendo perso – dall’avvio della crisi economica del 2008 – già più di 300.000 posti di lavoro, ovvero circa il 60% del totale dell’occupazione persa in Italia. Il Sud Italia, dunque, paga ancora una volta la parte più alta di un costo già insopportabile per il Paese e si conferma come un territorio di emarginazione di alcune categorie sociali, come i giovani e le donne. E mentre i giovani continuano ad andare via dalle regioni del Centro-Sud, per mancanza di opportunità lavorative ma anche per un’offerta culturale e ricreativa scarsa, anche le nascite diminuiscono. Messina, in particolare, è il territorio siciliano più ‘anziano’: gli ultimi dati sulla popolazione rilasciati dall’Istat, aggiornati all’1 gennaio 2019, raccontano di una provincia che anno dopo anno si fa sempre più vecchia, con appena il 4,8% della popolazione di età compresa tra i 15 e i 19 anni e con la maggiore percentuale di anziani in tutta l’isola. La provincia peloritana, infatti, è composta per il 56,3% da abitanti con età compresa tra i 41 e gli 84 anni e nel 2018 ha toccato il -22,5% delle nascite rispetto a dieci anni prima e il -7,5% rispetto al 2017. Anche facendo un paragone con la media italiana si nota come, escludendo la fascia di età da 40 ai 64 anni (che risulta minore in riva allo Stretto) la media anagrafica provinciale continui ad essere tra le più alte. Una piccola speranza sembra essere riservata per la classe di età che va dai 20 ai 39 anni, che corrisponde al 22,8% della popolazione, magra consolazione, considerando che solo il 17,3% di popolazione è formato da giovanissimi sotto i 19 anni. Per quanto riguarda la situazione regionale, allo stato attuale è Catania la provincia più giovane, con il 14,7% di popolazione appartenente alla classe di età tra 0 e 14 anni, mentre Messina è superata – nella classe tra i 75 e gli 84 anni – soltanto da Trapani ed Enna. Un quadro allarmante che denota una grave crisi sociale, oltre che umana, frutto di scelte politiche finora scellerate. Un processo che è nostro dovere provare ad arginare per il bene dell’intera comunità cui apparteniamo, perché una città senza giovani è una città che non cresce, che non si migliora, in sintesi, che non ha futuro», conclude.

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