Di che parlare? E occorre poi parlare? Stare a riflettere, che so io, su un affaccio a mare pervicacemente negato, sui continui Risiko propostici dai matti che governano il pianeta, su uno Schettino de noantri che riempie le pagine social….Una bella poesia di Bertolt Brecht già lamentava questa difficoltà a parlare di cose buone, alla quale non intendo oggi sottrarmi:
Davvero vivo in tempi bui!
La parola innocente è stolta. Una fronte distesa
vuol dire insensibilità. Chi ride
la notizia atroce
non l’ha ancora ricevuta.
Quali tempi sono questi, quando
discorrere d’alberi è quasi un delitto,
perché su troppe stragi comporta silenzio!
A dispetto dei tempi bui, sempre meglio dunque affidarci a cose leggere, “umane”, certamente più piacevoli. Ho conosciuto il Principe Francesco Alliata di Villafranca nel 1994. Stavo lavorando al volume “Atlante dei Beni Etno-antropologici Eoliani” (che avrebbe ricevuto, dopo la pubblicazione avvenuta l’anno successivo, una menzione speciale al Premio “Giuseppe Pitrè”) e andavo raccogliendo fotografie e stampe da utilizzare a corredo iconografico del libro, che una volta finito risultò essere di ben seicento pagine, quando da amici di Lipari appresi che Alliata deteneva l’intero corpus fotografico eoliano realizzato nel 1946 dal cugino Fosco Maraini durante le ormai mitiche riprese del film “Vulcano”, cui venne poi a contrapporsi lo “Stromboli” di Rossellini, creando quella singolare rivalità da jet society originata dalla rottura da parte di Rossellini della relazione con Anna Magnani, protagonista di Vulcano, e dal suo nuovo rapporto con Ingrid Bergman, protagonista di Stromboli. Due film girati quasi contemporaneamente in due isole che benché distanti finirono col fronteggiarsi simbolicamente, la cui rivalità alimentò le cronache giornalistiche e il gossip del tempo, la cui epopea ebbe il merito storico di disvelare al mondo occidentale la bellezza di quelle isole proiettando da allora in seguito l’intero arcipelago eoliano nei flussi frenetici del turismo internazionale.
Dicevo di Fosco Maraini, del quale conoscevo già le doti di documentarista e di etnografo e le cui immagini pertanto ero certo che sarebbero state preziose ai fini dell’arricchimento iconografico del volume. Presi dunque contatto telefonico col Principe chiedendogli un incontro, ed egli accettò di buon grado la mia richiesta invitandomi ad andarlo a trovare nella sua residenza catanese, in un’ala di Palazzo Biscari. Venni accolto da lui e dalla cortesissima sua moglie in un ambiente raffinato e d’altri tempi, e una volta chiaritegli le mie prospettive di lavoro venni senza altri indugi introdotto nell’Archivio della Panaria Film, la Casa di Produzione cinematografica da lui fondata con la quale aveva realizzato, oltre a Vulcano, anche una serie di documentari di rara efficacia espressiva (Cacciatori sottomarini, Tonnara, Tra Scilla e Cariddi, Bianche Eolie, Isole di cenere, Opera dei Pupi). Francesco Alliata, dopo avermi fatto visionare i circa cinquemila negativi delle immagini eoliane di Maraini, mi concesse generosamente di selezionarne un certo numero (ne scelsi circa 80) e signorilmente me li consegnò perché potessi portarli con me e utilizzarli nell’Atlante. Tutto questo veniva da lui deciso a beneficio di una persona che conosceva per la prima volta…..
Ma non di sole fotografie fu munifico il Principe Alliata nei miei confronti. Le memorie appassionanti di cui volle rendermi partecipe, in quel primo incontro come in quelli che ne seguirono, mi indusse a chiedergli una diretta collaborazione invitandolo a scrivere un saggio da ospitare nell’Atlante, cosa che venne da lui accettata con entusiasmo. Ne sortì un contributo prezioso e inedito della sua avventura eoliana, vissuta con gli amici Quintino di Napoli, Pietro Moncada di Paternò, Renzo Avanzo, Fosco Maraini e destinata a scrivere una pagina significativa nella storia del cinema, costituendo alcuni prodotti i primi documentari in assoluto riguardanti il mondo sottomarino.
Nel 1994 Francesco Alliata aveva 75 anni. Bene, nonostante tale sua non più tenera età egli iniziò a venirmi a trovare a Messina, guidando da Catania la sua auto, dapprima per essere messo al corrente degli sviluppi dell’iniziativa editoriale e poi, una volta pubblicato il volume nel giugno 1995, per condividerne le sorti, fiero che il suo contributo venisse apprezzato da quanti lo leggessero. I nostri incontri, benché sporadici, continuarono per oltre un decennio. Alla fine degli anni ’90 tornammo a trovarci insieme a San Vito Lo Capo, entrambi relatori a un convegno sulle tonnare.
Venne poi l’iniziativa promossa da Gaetano Giunta, alla quale fui chiamato a collaborare, concernente l’allestimento al Parco Horcynus Orca di una mostra di fotografie relative all’epopea eoliana accompagnata dalla proiezione dei filmati della Panaria, che venne preceduto da un nostro sopralluogo a Catania presso la fabbrica di gelati e sorbetti siciliani che il Principe aveva da anni avviato, forte di una secolare esperienza della sua famiglia con il commercio della neve. Durante una preliminare sua visita al Parco, Francesco Alliata ebbe modo di raccontare come durante l’ultimo conflitto mondiale egli avesse filmato, per conto dell’esercito, i bombardamenti americani su Messina, lamentando di non aver mai potuto recuperare questi preziosi documenti filmici.
Qualche anno dopo egli richiese la mia presenza per parlare dei suoi documentari a un convegno, seguìto da proiezioni degli stessi, tenutosi a Palazzolo Acreide; un incontro che vide anche la partecipazione del critico Sebastiano Gesù. Ancora nel corso degli anni, su mio invito egli accettò di essere presente e di commentare la proiezione dei filmati subacquei della Panaria presso l’Associazione Motonautica di Messina, all’interno di un evento promosso dal Presidente Antonio Barbera. Lì ebbi modo di presentargli la poetessa Maria Costa, che non aveva voluto mancare all’evento che si svolgeva a Case Basse per l’opportunità di fare la conoscenza dell’illustre ospite. In quell’occasione ricordo che a tarda serata, concluso l’incontro, mentre riaccompagnavo il Principe Alliata in albergo, egli mi confessò di avere ancora un certo appetito. Approdammo pertanto (era circa mezzanotte…) in un localino sulla via Garibaldi che dispensava kebab. E lui, quasi novantenne, a un certo punto si mise a descrivere ad alta voce, tra lo stupore e l’ammirazione dei giovani presenti, un suo ricordo di gioventù relativo agli ottimi kebab consumati durante un viaggio tra la Grecia e la Turchia…..
Non furono pochi i nostri incontri a Lipari, durante i quali cercammo di convincere gli amministratori locali sull’opportunità di creare alle Eolie il Museo della Panaria Film, iniziativa per la quale io ero pronto a elaborare un progetto e lui si rendeva disponibile a mettere a disposizione dell’Ente – attraverso un deposito perenne – i ricchissimi e preziosi materiali della Panaria, tanto oggettuali quanto documentali, gelosamente custoditi.
Queste frequentazioni, sporadiche ma assai intense, sempre più mi convinsero che Francesco Alliata fosse una persona speciale. Al contrario di molti nobili siciliani egli non faceva sfoggio alcuno del suo rango, rivelandosi uomo che, a dispetto della sua storia e delle sue molteplici capacità, dispiegate lungo l’arco di una vita vissuta sempre intensamente, manteneva una sincera e non affettata bonomia, mostrandosi in ogni occasione un affabulatore estremamente affascinante, un uomo di spirito sempre in grado di leggere il presente, una persona attiva i cui modi di vita si rivelavano affatto diversi da quelli, connotati da spirito neghittoso e parassitario, che avevano contraddistinto molti esponenti dell’aristocrazia isolana.
La mia crescente ammirazione nei suoi confronti, corroborata dalla consapevolezza di trovarmi dinanzi a uno straordinario custode di memorie importanti per la storia dell’Arcipelago Eoliano, mi indusse a proporre il suo inserimento nel R.E.I. (Registro delle Eredità Immateriali) come Tesoro Umano Vivente allorquando venni chiamato a far parte del Comitato Scientifico incaricato della redazione delle Linee Guida del Piano di Gestione Unesco delle Isole Eolie. Proposta mai raccolta dall’istituzione regionale. L’ultima volta che incontrai Francesco Alliata fu in occasione di una mia visita presso la sua Villa Valguarnera a Bagheria per chiedergli di utilizzare alcune immagini di Maraini per un numero dell’Almanacco Siciliano. E anche in quell’occasione egli manifestò la sua lucidità, il suo eroico ottimismo a dispetto delle tante circostanze avverse, il suo continuo proiettarsi verso il futuro….
Dopo la sua morte, ebbi occasione di ricordare la sua figura, insieme agli amici antropologi Mario Bolognari e Mauro Geraci, durante la proiezione dello storico documentario sui pupi siciliani organizzata all’Università di Messina, gentilmente concessomi dalla figlia Principessa Vittoria Alliata.
Qualche anno fa, su amichevole richiesta di Giuseppe Campione, ebbi l’onore di presentare in un Circolo cittadino, alla presenza della figlia Vittoria, Il Mediterraneo era il mio regno. Memorie di un aristocratico siciliano (Neri Pozza Editore, 2015), il libro di memorie di Francesco Alliata uscito postumo lo stesso anno della sua morte.
Ecco delineate, sommariamente, le tappe di un rapporto che sarebbe eccessivo definire di amicizia ma che si è nutrito di stima e simpatia reciproca e da un’analoga, forse utopistica, visione rispetto alle cose di Sicilia.