MESSINA – La barriera messa a protezione della frana da più di due anni era fatta di materiale scadente, progettata dalla stessa ditta, realizzata senza controlli da parte del Cas, ponendo gravemente a repentaglio l’incolumità degli automobilisti e dei residenti in quel tratto di fascia ionica messinese. Per questo il gip, su richiesta della procura, ha sospeso per un anno il direttore generale del Consorzio autostradale siciliano, Salvatore Pirrone. Stessa sospensione anche per il dirigente dell’area tecnica del Cas Gaspare Sceusa e per il funzionario responsabile della sicurezza delle strade Antonino Spitaleri. Divieto di esercitare impresa per 8 mesi, invece, all’imprenditore di Letojanni Francesco Musumeci, titolare della ditta che eseguì i lavori in regime di somma urgenza.

Al centro delle indagini vi è il movimento franoso che, il 5 ottobre 2015, ha interessato un ampio tratto dell’autostrada A18 Messina/Catania, nel comune di Letojanni (ME), ed in particolare i lavori di somma urgenza, per un importo di 500 mila euro più iva, appaltati per la messa in sicurezza della carreggiata lato valle di quel tratto di strada. 

Il provvedimento scaturisce da due distinte indagini, sviluppate rispettivamente dai Carabinieri della Compagnia di Taormina e da quelli della sezione di polizia giudiziaria presso la procura del capoluogo, i cui esiti hanno permesso di fare piena luce su una serie di comportamenti illeciti che hanno contrassegnato la fase di progettazione e quella di esecuzione degli interventi di messa in sicurezza dell’area, nonché la realizzazione di una barriera di contenimento del movimento franoso, quest’ultima risultata totalmente inadeguata rispetto al livello di rischio idrogeologico.

L’inchiesta, nel suo complesso, ha consentito di accertare come i due dirigenti del Cas, abbiano omesso di esercitare qualsivoglia tipo di controllo nei confronti della ditta incaricata dell’esecuzione dei lavori, sostenendo in luogo di quest’ultima, le spese di progettazione dei lavori e permettendo altresì una ingiustificata lievitazione dei costi dell’opera, senza pertanto impedire che la realizzazione dei lavori venisse eseguita in maniera inadeguata. L’affidamento, in somma urgenza, dei lavori di esecuzione degli interventi all’imprenditore Musumeci è stato effettuato, infatti, omettendo di redigere il progetto esecutivo da parte della stazione appaltante e consentendo che l’elaborato fosse predisposto da due professionisti – un geologo ed un ingegnere – scelti dalla ditta esecutrice, facendo poi apparire che questo progetto fosse stato elaborato dal Cas poiché redatto su carta intestata del citato Ente. Inoltre, con una perizia di variante, è stato poi avallato, dai due dirigenti, che il pagamento del compenso di questi professionisti fosse imputato al Cas, incorrendo nel reato di peculato.

Il titolare dell’impresa di costruzione – al contempo – ha realizzato le opere di messa in sicurezza del tratto autostradale con materiali di scarsa qualità, conseguendo ingiusti profitti e ponendo gravemente a repentaglio l’incolumità degli automobilisti e dei residenti in quel tratto di fascia ionica messinese.

Tra gli indagati non colpiti dal provvedimento cautelare anche un funzionario del consorzio, adesso in quiescenza, accusato di avere redatto atti ideologicamente falsi, in relazione ai certificati di stato di avanzamento lavori emessi nel novembre 2015 e nel gennaio 2016, facendo falsamente riferimento ad una contabilità che, però, a quella data non era stata ancora redatta ed i due professionisti che hanno redatto gli elaborati progettuali.

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