MESSINA. Sembra non avere fine il continuo botta e risposta fra Cateno De Luca e tutti i coloro che hanno manifestato le loro perplessità dopo il rinvio delle elezioni per le ex Province.

È di pochi minuti fa, infatti, la risposta del primo cittadino al segretario del Pd Paolo Starvaggi, che aveva accusato il Sindaco “di voler gestire indisturbato gli ingenti fondi della Città metropolitana”.

«Mi compiaccio che almeno – ribatte De Luca – dopo la mia battaglia contro il dissesto delle ex Province, adesso escono come funghi gli estimatori dell’argomento, che con ardite ricette prospettano surreali soluzioni. Peccato che si tratta della solita aria fritta, la stessa che il segretario del Pd a Messina, Paolo Starvaggi, produce copiosamente pur di applicarsi nel suo sport preferito: l’attacco al Sindaco De Luca pur di nascondere i problemi anche all’interno del suo partito. Ricordo a me stesso quando non più di qualche mese fa, il nostro Starvaggi mi accusava di scarso impegno per una ‘programmazione seria’ per il bene del territorio. Ritengo che la richiesta di utilizzare le somme provenienti dal Fondo Sviluppo e Coesione (Fsc) per investimenti, precari, sicurezza di scuole secondarie, strade, viadotti e servizi sociali, siano un ottimo argomento di programmazione, tra l’altro triennale. Delle illazioni di Starvaggi – continua il primo cittadino – che un giorno dice una cosa e l’altro la contraddice, non so che farne. Mi dispiace per la sua credibilità ma purtroppo parlano i fatti, i quali dicono che io ho prospettato l’unica strada percorribile per scampare il rischio default per le ex Province. Lui? Il solito vuoto con costruttivo condito da cialtronerie. Ribadisco una volta per tutte – conclude De Luca – il mio invito allo slittamento delle elezioni per ottobre 2019, in modo da consentire quantomeno di occuparci della situazione finanziaria degli Enti a rischio dissesto, attraverso una congiunta strategia di responsabilità tra lo Stato e la Regione, che ci permetta di usufruire dell’Fsc e tornare, insieme, a far ripartire la macchina amministrativa».

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