MESSINA – Dino Bramanti prende dieci punti percentuali in meno rispetto alle sue liste. Cateno De Luca ne prende sette in più. Una delle chiavi di lettura, forse “la” chiave di lettura di questa incredibilmente strana tornata elettorale potrebbe essere questa: il massiccio voto disgiunto a favore del deputato regionale, in massima parte proveniente da chi ha votato le liste del centrodestra ma non il suo candidato a sindaco.

E’ una cifra spaventosamente alta per una legge elettorale che, con l’effetto trascinamento (il voto di lista va automaticamente al candidato sindaco se questi non è espresso), tentava di evitare proprio questo scenario.

Un fenomeno dal quale non sembra essere immune nemmeno il centrosinistra, con il candidato sindaco Antonio Saitta “indietro” di più o meno sei punti rispetto alle sei liste.
A giovarsene, oltre che De luca, anche Gaetano Sciacca (tre punti percentuali e mezzo sopra il risultato dell’unica lista), ma anche Renato Accorinti, che sconta il disastroso risultato delle tre liste tanto da aver dichiarato, a notte fonda quando ancora i giochi erano aperti, che avrebbe voluto farne una sola, di lista, ma “forte”. Per lui, quasi cinque punti in più rispetto alle tre schede che lo sostenevano.

La conclusione che se ne trae? Che i due candidati di “apparato” non hanno un carisma tale da far sì che siano votati da chi ha invece votato la coalizione. Oppure, ipotesi altrettanto preoccupante (soprattutto per Bramanti, in ottica ballottaggio), chi era inserito nel totale di sedici liste (dieci per il centrodestra, sei per il centrosinistra) non ha dimostrato di avere particolarmente a cuore le sorti del sindaco che, sulla carta avrebbe dovuto sostenere.

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