MESSINA. Il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Messina ha emesso l’Ordinanza applicativa di misure cautelari personali e reali nei confronti di 37 soggetti indiziati di appartenere alla famiglia mafiosa “tortoricianaTra queste, sono 21 le ordinanze di custodia cautelare in carcere, alle quali si aggiungono 2 arresti domiciliari e 14 ordinanze interdittive della sospensione dall’esercizio di attività imprenditoriali.

Il provvedimento si inserisce in un’ampia manovra di contrasto alla criminalità di tipo mafioso che l’Arma dei Carabinieri, il Comando Provinciale della Guardia di Finanza e la Questura di Messina stanno conducendo in stretta sinergia nel Distretto di Messina sotto la direzione della locale Procura della Repubblica.

Quella di oggi fa seguito, in particolare, all’operazione “NEBRODI” di gennaio 2020, eseguita dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Messina e dai Carabinieri del Raggruppamento Operativo Speciale e del Comando Tutela Agroalimentare su delega della locale D.D.A. In quell’occasione si era già fatto luce sulla fitta interconnessione di interessi criminali sui fondi europei, portando quindi all’arresto oltre 100 soggetti, 91 dei quali già condannati nel Processo di I grado di ottobre 2022. Le recenti investigazioni  confermano che queste frodi comunitarie continuano a rappresentare uno dei principali mezzi di finanziamento illecito delle organizzazioni mafiose. 

L’operazione di oggi ha coinvolto i Carabinieri del ROS e del Comando Carabinieri per la Tutela Agroalimentare, i Finanzieri del Comando Provinciale e il personale della Squadra Mobile della Questura di Messina, con il supporto del Comando Provinciale Carabinieri di Messina, dello Squadrone Eliportato Carabinieri Cacciatori di Sicilia, del Nucleo Cinofili di Catania, del 12° Nucleo Elicotteri Carabinieri e della Sezione Aerea di Manovra Guardia di Finanza di Catania.

Le indagini sono state agevolate dalle dichiarazioni di 3 collaboratori di giustizia che hanno consentito di provare l’esistenza di un’associazione operante secondo i canoni mafiosi denominata “famiglia tortoriciana”, composta dall’articolazione del gruppo dei “Bontempo Scavo” e del gruppo dei “Batanesi” e finalizzata alla commissione di una indeterminata serie di delitti. In particolare si parla di: promozione di spaccio di sostanze stupefacentitruffe aggravate perpetrate a danno dell’Unione Europea e dell’AGEAestorsioni ai danni di soggetti privati al fine di accaparrarsi terreni agricoli da destinare al pascolo e di un’impresa calabrese impegnata nei lavori di realizzazione del metanodotto nel fiume tra i Comuni di Mistretta (ME) e Santo Stefano di Camastra (ME) che sarebbe stata costretta a consegnare 4.000 euro in occasione delle festività di Natale e Pasqua di ogni anno, a partire dall’anno 2015 e sino al 2018.

Le accuse a carico dei 37 soggetti sono dunque di associazione dedita alla coltivazione, acquisto, detenzione e cessione e al commercio al minuto di sostanze stupefacenti di vario tipo, estorsioni, trasferimento fraudolento di valori, truffe aggravate per il conseguimento di erogazioni pubbliche in concorso, riciclaggio e autoriciclaggio, malversazioni di erogazioni pubbliche e falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale. Fatta eccezione di questi ultimi due, tutti i reati sono aggravati dall’articolo 416 bis c.p., perché commessi al fine di agevolare l’attività dell’associazione di stampo mafioso.

 

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