MESSINA. Le dimissioni del rettore dell’università di Messina Salvatore Cuzzocrea in seguito alla vicenda dei rimborsi, non hanno placato le polemiche. A intervenire, all’indomani della decisione di Cuzzocrea, è stato Paolo Todaro, senatore accademico e segretario di Gilda Unams Università, dal cui esposto è partita tutta la vicenda che è culminata nelle dimissioni. Todaro ha affidato la sua riflessione ad una lettera aperta, in cui non ha lesinato critiche alla comunità accademica. Di seguito la nota integrale
“Mio malgrado e non senza patimento interiore, ritengo di aver fatto la cosa giusta nel non voltarmi dall’altra parte vedendo ciò che accadeva, chiedendo risposte prima e, in assenza delle stesse, trasmettendo gli atti alle autorità amministrative e giudiziarie dopo, per gli accertamenti necessari a verificare il rispetto delle regole e dei principi basilari di legalità.
Ritengo di avere adempiuto a un mio preciso dovere in qualità di dipendente ma anche di rappresentante sindacale e da ultimo di senatore accademico, il più votato all’Università e al Policlinico, verso tutta la comunità universitaria messinese che da alcuni anni viveva un’autentica prevaricazione sia dal punto di vista dei diritti minimi sindacali, sia dal punto di vista amministrativo attraverso una gestione spesse volte autoritaria e autoreferenziale. L’Università di Messina è patrimonio di tutti, non solo degli studenti, dei docenti, dei dirigenti, dei medici e del personale tecnico amministrativo che ci lavora ma è una straordinaria risorsa per l’intera città, per tutta la provincia. La legge Gelmini sull’Autonomia Universitaria e lo stesso Statuto dell’Università, hanno dato un potere enorme al Rettore ma ciò non può significare che tale potere venga esercitato senza il rispetto delle norme poste a fondamento del vivere democratico e civile.
Quando poi all’interno della propria amministrazione non si attivano gli anticorpi contro ogni forma di potenziale illegalità, ben vengano queste reazioni catartiche che dovrebbero stimolare le coscienze di tutti per comprendere ove si è annidato l’errore. Ciò in quanto le responsabilità non sono mai attribuibili a una sola persona ma coinvolgono anche quella parte della comunità universitaria che, talvolta per interessi personali, ha finto di non vedere voltandosi dall’altra parte.
Ora spetta agli organi inquirenti fare piena luce sui fatti esposti e sulle ripetute inchieste giornalistiche che di giorno in giorno assurgono alla cronaca danneggiando l’immagine dell’Università di Messina, respingendo al mittente le accuse di avere gettato fango ma piuttosto di avere scoperchiato un potenziale vaso di Pandora. Ed auspico che le Procure della Repubblica di Messina e Catania, l’Autorità Nazionale Anticorruzione, la Corte dei Conti, il Ministero dell’Università e della Ricerca, facciano piena luce su ciò che in questi 5 anni e mezzo, è stata la gestione dell’Università di Messina, al solo e nell’esclusivo interesse della cittadinanza, del corpo studentesco e di chi in questi anni ha lavorato con abnegazione e servito con spirito di servizio.