MESSINA. E’ guerra interna tra i democratici Pippo Laccoto e Franco De Domenico, dopo la pronuncia della Corte costituzionale che ha dichiarato inammissibile una questione di legittimità costituzionale sollevata dal tribunale di Palermo in materia elettorale. Di fatto, la Consulta ha rimandato al tribunale palermitano la decisione sull’ineleggibilità di De Domenico, diventato deputato regionale a novembre 2017, sollevata da Laccoto, e da Giuseppe Pietro Catanese, Giuseppe Ruffino e Paola Iacopino.

Motivo del contendere, e del ricorso dei quattro, era la posizione di De Domenico, direttore generale dell’Ateneo messinese al tempo della consultazione elettorale, ”sanata” solo dopo l’elezione con l’aspettativa. Secondo Laccoto (attuale sindaco di Brolo) ed i ricorrenti, invece, De Domenico avrebbe dovuto mettersi in aspettativa sei mesi prima delle elezioni. La questione è finita alla Consulta perché, sull’argomento, la legislazione siciliana confligge con quella regionale. L’inammissibilità sentenziata dai quindici giudici della Corte costituzionale riguarda le questioni di legittimità portate a Roma dal tribunale di Palermo: la competenza in materia, hanno sostenuto, riguarda la Regione Siciliana: “La disciplina dei requisiti di accesso alla carica di componente dell’Assemblea regionale siciliana attiene alla potestà legislativa primaria della Regione“, recita la pronuncia. ” la Regione Siciliana non si è costituita in giudizio e non ha spiegato alcuna attività difensiva”, puntualizzano i quindici giudici. Il Tribunale di Palermo, adesso, dovrà decidere. Come?

La questione, secondo De Domenico è complessa: “La Corte Costituzionale non ha dato ragione a Laccoto, perchè se avesse voluto dare ragione allo stesso si sarebbe espressa con una sentenza di rigetto della questione di legittimità costituzionale – spiega il deputato democratico – La Corte, peraltro, non è eppure entrata nel merito della questione, trattandosi di una ordinanza di mera inammissibilità. La Corte compie, invece, un’ampia disamina sia delle ragioni a favore delle tesi da me proposte (in numero assolutamente prevalenti), che di quelle di Laccoto (in numero assolutamente esiguo), per concludere con una ordinanza di inammissibilità che non condiziona assolutamente il giudizio futuro”, commenta.

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