MESSINA. A volte, per comprendere l’importanza delle proprie radici e della propria cultura è necessario allontanarsene, creare il necessario distacco. Anche se questo significa spostarsi dall’altra parte del mondo, in un posto che più lontano non si può. È il caso del videomaker Calogero Ricciardello, nato a Contrada Lacco, un piccolo paesino di 300 abitanti fra Brolo e Piraino, che dopo una vita da migrante, fra Bologna, Venezia e l’Australia, ha fatto ritorno in Sicilia per raccontare l’identità della sua terra e la grande eredità culturale di usi e costumi

Il primo clip sulle tradizioni siciliane girato dal regista racconta una pratica popolare che si tramanda da generazioni, l’antico rito della salsa, preparata con chili di pomodori freschi e maturi che “profumano di sole”. Il secondo descrive invece un processo di lavorazione lento che inizia alle 9 di sera per concludersi il giorno dopo all’ora di pranzo: la carne infornata. 

 

 

 Antichi rituali, con radici lontane nel tempo, raccontati in video brevi ed efficaci che in breve tempo sono diventati virali, con centinaia di migliaia di visualizzazioni in ogni parte del mondo, grazie anche ai sottotitoli in inglese che traducono le espressioni dialettali degli abitanti di Contrada Lacco. 

«Scherzando potrei definire questi lavori “video biologici”, cioè genuini, senza artifici, e soprattutto a km 0, nel vero senso della parola», spiega l’autore, che si è laureato al Dams di Bologna in cinema sperimentale e documentario prima di iniziare la sua carriera come video operatore e montatore video in una rete televisiva a Venezia per poi emigrare nella terra dei canguri, dove ha lavorato come regista e direttore della fotografia per vari documentari.  «Penso che per conoscere la cultura siciliana non bisogna fare i chilometri basta uscire fuori di casa – racconta Calogero – Oggi, dove tutto è a portata di un click, si guarda al domani senza guardarsi indietro. “Un popolo senza memoria è un popolo senza futuro” , scriveva in tempi non sospetti l’autore cileno Luis Sepulveda. Ecco perché, attraverso questi video, voglio svolgere un’azione di preservazione e valorizzazione della nostra preziosa identità culturale, delle tradizioni e dei valori che hanno accomunato la vita in questi sperduti territori. La perdita della memoria, delle lingue dialettali, la mancata attenzione delle nuove generazioni verso le tradizioni locali rischia di compromettere in modo irreversibile un patrimonio culturale immenso, ma già profondamente scalfito”, conclude il regista.

 

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