MESSINA. Pace, amore universale, comprensione, unità. Tenzin Gyatso, quattordicesimo (e forse ultimo) Dalai Lama, seduto su un divano del teatro Vittorio Emanuele, tiene le sue lezioni come se parlasse ad un gruppo di amici: voce rilassata, tono intimista, nessuna enfasi accademica. Accanto a lui il sindaco Renato Accorinti e l’arcivescovo Giovanni Accolla, sorridenti ad annuire durante i passaggi più salienti delle parole del leader spirituale tibetano.

“Parlo di amore universale, qualcosa di cui solo noi esseri umani siamo dotati, per questo propongo il concetto di unità, di famiglia di esseri umani”. È il tema ricorrente nelle frasi del Dalai Lama, che pone l’accento su concetti non riservati ad una confessione o ad un popolo, ma a tutto il mondo come un insieme indissolubile, intorno al quale costruire un futuro migliore. E il primo dei temi da affrontare, spiega il Dalai Lama, è l’armonia religiosa: “Oggi accadono cose impensabili in nome di un concetto distorto di religione, quando invece tutte le religioni hanno lo stesso messaggio, pace e compassione, e invece vengono usate per creare conflitti: dobbiamo fare uno sforzo immane per costruire pace”. 

Come? Lo spunto per la risposta arriva dalla domanda di un ragazzo del pubblico, che ha chiesto al leader spirituale come mai non esista ancora una bandiera della terra: “L’unità. L’Europa unita ha contribuito a che non ci fossero conflitti tra i paesi che la compongono. Cosa succederebbe se ci fosse un’unione mondiale? Un mondo senza guerre, un mondo senza armi, ecco cosa accadrebbe”.

Durante la lezione, il Dalai Lama risponde alle domande del pubblico, e racconta aneddoti della sua infanzia e l’allergia ai protocolli: “Quando ero piccolo (Tenzin Gyatso all’età di cinque anni è stato riconosciuto come la reincarnazione del suo predecessore) ero molto più propenso a giocare che a studiare, ero uno studente abbastanza pigro, e i miei maestri, nonostante il rispetto che mi portavano, agitavano spesso un bastone per ricordarmi i miei doveri. Ancora oggi, non riesco a restare serio davanti all’etichetta, è più forte di me. Forse per questo mi trovo bene con voi italiani, che siete molto più alla mano e rilassati degli inglesi e dei tedeschi, che invece sono molto seri e rigidi”, spiega ridendo Sua Santità, che alterna battute spiritose a concetti profondi con naturalezza e l’eloquio di un grande oratore. Al suo fianco, mentre il traduttore prende appunti, Accorinti ascolta in silenzio, e Accolla sottolinea i passaggi più salienti con ampi cenni di assenso: più volte, durante la mattinata, il Dalai Lama lo citerà e lo chiamerà “mio fratello spirituale” stringendogli la mano. “Io non credo nelle religioni teistiche, quindi per l’arcivescovo magari io sono un grande peccatore, però ritengo che l’idea di un dio creatore sia bellissima, e sia la base dell’amore universale”.

Tra il pubblico, non solo messinesi: folto il contingente di adepti e curiosi venuto da Catania, ma significativa e colorata anche la presenza di monaci buddhisti che hanno suscitato curiosità per via delle toghe amaranto, abbigliamento tradizionale dei religiosi tibetani.

Alla fine, alle 11.15, la battuta per chiudere l’evento, quando ancora in platea molti dei presenti volevano rivolgere qualche domanda al Dalai lama: “Scusatemi, ma sono umano anche io, e ho bisogno di andare in bagno“. 

 

 

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Angela Pizzimenti
Angela Pizzimenti
17 Settembre 2017 16:42

Spero ci sia una registrazione xchè non son potuta venire per problemi di salute.