MESSINA. Adesso è una sorta di “autodromo” percorso giornalmente da migliaia di vetture: una strada perpendicolare al mare che nel corso di circa mezzo secolo ha perso del tutto la sua identità, divenendo uno snodo nevralgico per il traffico e per i collegamenti autostradali. Eppure, fino alla metà degli anni ’60, il viale Boccetta, realizzato sopra l’omonimo torrente che a lungo costituì il limite settentrionale dell’abitato, si presentava in maniera totalmente diversa. Il punto di snodo è la ricostruzione post sisma del 1908, che stravolse il volto della città: prima la copertura parziale del canale, con la parte centrale della carreggiata ancora scoperta e attraversata da vari ponti. Poi, all’inizio degli anni ’30, la realizzazione di una “passeggiata” simile a una rambla, costituita da due carreggiate laterali e una vasta area pedonale e alberata al centro, estesa dalla via Garibaldi alla chiesa dell’Immacolata.

Il torrente negli anni ’20. A destra le impalcature della chiesa dell’Immacolata

Il torrente ancora scoperto

Nei suoi pressi la Villa Mazzini, chiamata anticamente “la flora”, progettata dall’ingegnere svizzero Enrico Fehr, e la Chiesa di San Francesco dell’Immacolata, realizzata nel XIII secolo con l’obiettivo di farne la seconda basilica per dimensioni della città: fortemente danneggiata dal terremoto, venne spostata e ricostruita in asse con il torrente nel 1923 su progetto dell’ingegnere Letterio Savoja per poi essere inaugurata il 25 novembre del 1928. La passeggiata, costeggiata da palme e aiuole, fu per anni un luogo di ritrovo e convivialità, grazie a piazzette, panchine semicircolari in pietra e aree verdi (la piantumazione di alberi e cespugli avvenne intorno al 1936).

La fisionomia del viale cambierà poi per sempre in vista dell’inaugurazione della tratta autostradale Boccetta-Villafranca, aperta a giugno del 1972. Da allora la strada – il cui nome deriva probabilmente dal francese “Buse”, di etimologica greca (Bythos, Bothos), con il significato di fossato o canale – ha cambiato del tutto aspetto, con lo smantellamento dell’area pedonale, lo spostamento della “fontana della pigna” (negli anni ’80)  e la realizzazione nel 2009 del controverso Palazzo della Cultura, realizzato fra mille polemiche (fra le quali anche una somiglianza con il Municipio di Boston, datato 1969). Ad andare via anche le palme, molte delle quali trovarono posto a Piazza Municipio.

I cambiamenti nel corso del ‘900 sono sostanziali, e riguardano anche numerosi edifici, fra i quali il palazzo eclettico di fronte alla Capitaneria di porto, demolito negli anni ’80, il fabbricato che ospitava la Saspi, società che si occupava dello spazzamento e della raccolta dei rifiuti, e, nei pressi del viale, la Chiesa dei Salesiani, perduta negli anni ’60. L’istituto annesso, con campi da calcio, cinema, calcio balilla e vari intrattenimenti, fu un importantissimo punto di riferimento per tanti ragazzi dell’epoca, come ricorda l’architetto Nino Principato, che ha contribuito con informazioni, aneddoti e ricostruzioni cronologiche alla stesura di questo articolo (sue le cartoline d’epoca).

Altre foto del viale nel corso del tempo:

La Chiesa dei Salesiani con l’istituto annesso. Foto di Agostino Saya

 

La parte terminale della rambla. Il monumento con la Madonnina del porto fu consacrato e inaugurato dall’arcivescovo il 12 agosto 1934. Nello stesso pomeriggio, attraverso uno speciale impianto radio ad onde ultracorte, messo a punto da Guglielmo Marconi, fu benedetto e illuminato da Papa Pio XI in collegamento da Castelgandolfo. La cronaca dell’avvenimento è descritta dal The Times di Londra nel numero del 12 settembre 1934.    

La passeggiata con la Madonnina sullo sfondo

La fontana della pigna nella sua posizione originaria

 

 

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