MESSINA. “Chi è l’interlocutore dei cittadini se l’assessorato comunale alle Politiche sociali non risponde? A chi si deve rivolgere il cittadino se non riceve risposta dall’Ente Locale Alla Presidenza della Regione, all’assessorato regionale alle politiche sociali e se non rispondono nemmeno loro? Chi sono gli organi preposti al controllo?”

Sono gli interrogativi di una riflessione di Angela Rizzo, responsabile regionale per il settore dei servizi sociali dell’associazione Cittadinanzattiva, che ha proposto un suo contributo che riportiamo integralmente.

“In uno scenario sociale in cui l’equità e la giustizia sono concetti quasi sconosciuti, ci si chiede che ruolo abbia il Dipartimento delle Politiche Sociali del Comune di Messina e quanto effettivamente sia determinante in questa realtà che, talvolta, assume connotati quasi grotteschi. Il Dipartimento delle Politiche Sociali si occupa dell’adeguatezza del sistema delle politiche sociali, con particolare riferimento alla prevenzione e riduzione delle condizioni di bisogno e disagio delle persone e delle famiglie. Un organo indispensabile in un assetto sociale che tende a non tutelare gli ultimi e che salvaguarda chi ha i mezzi – economici e non – per permanere in uno stato di benessere”.

“Va da sé che il Dipartimento delle Politiche Sociali debba essere un’eccellenza all’interno del sistema Sociale, e non solo: un tramite vero tra il cittadino e le istituzioni, in uno stato in cui si parla sempre meno di democrazia partecipativa. E’ giusto, dunque, che si stanzino somme cospicue alla causa, giacchè i servizi erogati e la loro qualità devono sempre rispettare le esigenze dei cittadini. Ci si chiede, tuttavia, se la qualità del Dipartimento rispetti in modo tangibile i diritti della cittadinanza e se i presupposti lodevoli siano diventati realtà o la solita teoria che non si applica mai”.

“Nonostante le origini del Dipartimento risalgano al 1920 col governo Nitti II, la situazione odierna della città di Messina, la qualità di vita degli ultimi, sono lontane anni luce dai fini ultimi del Dipartimento comunale e di quello nazionale. Identica cosa si può affermare per l’assessorato Regionale della famiglia, delle politiche sociali e del lavoro. A livello territoriale, poi, i valori fondanti quali uguaglianza e altruismo, incarnano più leggende metropolitane, utopie abbandonate in virtù di un mero materialismo e potere che non integra gli ultimi, ma li confina sempre più al margine della società. Il malessere generale, dunque, non nasce dalla polemica del cittadino esigente, ma dall’incapacità di portare a termine proposte innovative, bensì i compiti basici del Dipartimento”.

“In comune le suddette istituzioni hanno la peculiarità di non rispondere ai cittadini, infatti vengono puntualmente ignorate: richieste di incontri; note; denunce e tutto quanto concerne la partecipazione democratica. Come componente di CittadinanzAttiva non mi era mai capitato di essere ignorata dalle istituzioni, specialmente da quelle che per mission dovrebbero essere più vicine ai bisogni. Tutto l’assetto che gravita intorno all’Organo nasce come sostegno, come motore propulsore e come manodopera in aiuto degli ultimi: è la realtà che a Messina si sta toccando con mano, prima con le cooperative oggi con l’Azienda Speciale per i Servizi Sociali che sta prosciugando i fondi e rendendo fiacca la forza lavoro e deprimendo il volontariato, cioè coloro che all’interno di questo piccolo universo si assumono la responsabilità e hanno a cuore il benessere di chi nemmeno sa teorizzare una vita serena”.

“Il rapporto Dipartimento – Cooperativa/Azienda Speciale Servizi Sociali nasce paradossalmente in seggio elettorale, dato che spesso i candidati fanno leva su quest’ultime per assicurarsi la carica. E nel momento in cui questo frutto mostruoso del sottobosco politico deve andare oltre alla mera divisione del denaro e agire, si è costretti a ricorrere a mezzi di fortuna e i fruitori devono accontentarsi del limbo di malessere e di attese in cui sono costretti a vivere. Si è forzati a dire che le istituzioni in generale non si curano degli ultimi, ma anzi se ne servono per ricavare profitto dal loro disagio: costituire rapporti di questo tipo è segno di crudeltà e mancanza di rispetto e lealtà per chi si affida loro per la gestione della cosa pubblica”.

“Difatti, nel momento in cui i disagi dei bisognosi vengono palesati e l’opinione pubblica si infiamma – come nel caso Miccichè (assessore regionale Giunta Crocetta) – gli esperti sono costretti ad adempiere ai propri doverti obtorto collo, ma per quanto sia necessaria l’insurrezione dei cittadini di fronte a tale opportunismo, è anche giusto comprendere che non bisogna arrivare a gesti estremi e telecamere nascoste per smascherare il fattaccio affinchè tutto si sistemi. Una cittadinanza consapevole è un traguardo, ma la presenza di una dirigenza capace è sicuramente il primo passo per creare una società migliore. Se pensiamo che il lucrare degli amministratori non fa che incrementare uno scontro tra gli ultimi, ci appare necessario come il cambiamento non debba essere solo auspicato, ma ultimato”.

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