MESSINA. Con il ritorno della stagione autunnale è facile confondere i sintomi di un semplice raffreddore stagionale con quelli del coronavirus. Questo potrebbe in qualche modo incidere sui centri che permettono di fare i tamponi, con la creazione di file magari inutili e rischiando, nel momento in cui si tratti di un semplice raffreddore, di venire a contatto con chi la covid la ha davvero.

Quindi quando c’è bisogno di proccuparsi?

I sintomi più comuni del virus sono febbre almeno a 37,5 °C, tosse secca e spossatezza.
I meno comuni invece comprendono: mal di gola, naso chiuso o rinorrea, diarrea (soprattutto tra i bambini), perdita parziale o totale dell’olfatto e del gusto che può permanere per diversi giorni, mal di testa, congiuntivite.

Nella maggior parte dei casi la covid si presenta con sintomi simili a quelli influenzali (ciò può rendere difficile l’individuazione del virus, per questo è sempre meglio rivolgersi al medico). In genere i sintomi tendono a risolversi in una decina di giorni, ma nei soggetti anziani o deboli tendono ad essere più marcati e si potrebbe rendere necessario il ricovero.

I casi più gravi invece sono trattati in terapia intensiva, con farmaci per contrastare la replicazione del virus e tenere sotto controllo la risposta immunitaria, che però potrebbe anche diventare fuori misura creando ulteriori danni. I soggetti che non riescono a respirare autonomamente vengono sedati e intubati, in attesa che l’organismo superi l’infezione. Ulteriori complicazioni possono comportare un peggioramento delle condizioni cliniche e nei casi più gravi la morte del paziente.

Fonte: Il Post

 

Negli ultimi mesi poi è emerso che una porzione significativa di popolazione non sviluppa i sintomi, i famosi “asintomatici”. Nel periodo di massima carica virale però gli asintomatici possono comunque contagiare, per questo anche chi è asintomatico, come chi è stato a contatto con un asintomatico deve comunque prendere le dovute precauzioni mettendosi in quarantena.

I positivi asintomatici restano in isolamento per almeno 10 giorni dal momento in cui gli viene comunicato l’esito del test. Al termine di questo periodo devono sottoporsi a un nuovo tampone: se risulta negativo possono terminare l’isolamento. Anche i positivi con sintomi devono restare in isolamento 10 giorni dalla comparsa dei sintomi, ma negli ultimi tre giorni di isolamento prima del tampone non devono avere sintomi. Finito il periodo di isolamento si sottopongono a un nuovo tampone: se risulta negativo interrompono l’isolamento.

Possono presentarsi anche casi di prolungata positività, cioè casi che non hanno sintomi da almeno una settimana, ma se sottoposti a tampone continuano a risultare positivi. Le nuove regole introdotte a ottobre dal ministero della Salute prevedono che in questo caso si possa terminare l’isolamento se questo è durato almeno 21 giorni dalla comparsa dei sintomi (a patto che negli ultimi 7 giorni non abbia appunto avuto più sintomi).

Fonte: Il Post

Esiste dunque una differenza tra quarantena e isolamento.
Infatti i soggetti che risultano positivi devono sottoporsi a isolamento, quindi evitare qualsiasi contatto per prevenire nuovi contagi. Chi invece è stato a contatto stretto con un caso risultato positivo dovrà essere sottoporsi a quarantena. In questo caso i soggetti devono isolarsi stando soprattutto attenti a possibili sintomi.

Cosa si intende per “contatto stretto“? Può essere contatto stretto un convivente di un caso positivo, chi è rimasto faccia a faccia con un positivo a meno di 2 metri di distanza, per almeno 15 minuti e senza indossare la mascherina, chi è rimasto a lungo in ambienti chiusi con un positivo e senza utilizzare la mascherina, chi ha avuto contatto diretto fisico con un positivo, per esempio gli ha stretto la mano o è entrato in contatto con le sue secrezioni, per esempio toccando un fazzoletto per soffiarsi il naso usato, chi tra il personale sanitario non utilizza adeguate misure di protezione individuale

Non è scontato che un contatto stretto sia stato contagiato, ma dato che molti casi positivi restano asintomatici (quindi non presentano sintomi ma possono comunque contagiare) viene consigliato assumere le dovute precauzioni.

I contatti stretti di un asintomatico devono restare in quarantena per 14 giorni dal momento in cui hanno avuto il primo contatto con la persona positiva. Al termine delle due settimane non si deve fare il tampone se non si sono presentati i sintomi.

Per non aspettare 14 giorni, il contatto stretto può anche sottoporsi a tampone dopo 10 giorni dall’ultimo contatto con il caso positivo. Se il tampone dà esito positivo, il contatto stretto diventa ufficialmente un contagiato e deve quindi sottoporsi all’isolamento vero e proprio.

Fonte: Il Post

In qualsiasi caso è sempre raccomandato contattare telefonicamente il proprio medico di base per qualsiasi dubbio su un’esposizione o in caso di sintomi.
La maggior parte delle regioni ha inoltre predisposto numeri verdi per ottenere informazioni e indicazioni su come comportarsi (ed è comunque attivo il numero verde nazionale 1500).

  • Abruzzo 800 595 459
  • Basilicata: 800 99 66 88
  • Calabria: 800 76 76 76
  • Campania: 800 90 96 99
  • Emilia-Romagna: 800 033 033
  • Friuli Venezia Giulia: 800 500 300
  • Lazio: 800 11 88 00
  • Lombardia: 800 89 45 45
  • Molise 0874 313000 e 0874 409000
  • Piemonte: 800 19 20 20 attivo 24 ore su 24
    800 333 444 attivo dal lunedì al venerdì, dalle ore 8 alle 20
  • Provincia autonoma di Bolzano: 800 751 751
  • Puglia: 800 713 931
  • Sardegna: 800 311 377 (per info sanitarie) oppure 800 894 530 (protezione civile)
  • Sicilia: 800 45 87 87
  • Toscana: 055 4385850 attivo dal lunedì al venerdì, dalle ore 9 alle 13
    800 556060 per informazioni relative ai tamponi
  • Umbria: 800 63 63 63
  • Valle d’Aosta: 800 122 121 attivo dalle ore 9 alle 12 e dalle 13 alle 17
  • Veneto: 800 462 340

 

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