MESSINA. Riceviamo e pubblichiamo l’esperienza di un lettore con l’Asp e l’Usca in merito all’emergenza Coronavirus, dopo che un membro della sua famiglia è risultato positivo al virus. Nel mirino: i lunghi tempi di attesa per effettuare il tampone e per ricevere le varie comunicazioni (compreso il risultato del test).

Di seguito il racconto integrale:

 

Ho voglia di raccontarvi la mia esperienza con l’ASP, l’USCA e tutti gli enti coinvolti nella prevenzione riguardo la diffusione del Coronavirus.

Giorno 5 Novembre, un mio familiare convivente, accusando sintomi riconducibili al covid 19, decide di recarsi presso un laboratorio di analisi per eseguire un tampone rapido. Erano le 19:00 circa quando giunge il risultato: positivo! Da lì scatta il panico. Rientrando a casa si pone immediatamente in isolamento nella sua stanza, mentre al resto del nucleo familiare non resta che cominciare la quarantena. Eravamo ancora ignari della trafila che ci attendeva (per fortuna). Il giorno dopo viene avvertito il medico di famiglia e comincia l’attesa per la convocazione per l’esecuzione del tampone molecolare.

I giorni passano, ma nessuna comunicazione arriva. Nel frattempo, abbandonati a noi stessi e senza alcuna notizia riguardante la nostra situazione, parenti e amici si prodigano per procurarci i viveri e lasciarceli dietro la porta, evitando il contatto.

Giorno 14 novembre, dopo la tanto attesa convocazione, il sospetto positivo si reca dunque al drive in per effettuare il tampone molecolare. Il giorno seguente, tramite email, viene comunicato che il risultato è pronto, ma non è così facile averne l’esito, infatti ci viene detto che sarebbe stato necessario rivolgerci ad altro ufficio per saperlo.

I tempi di attesa, dunque, non erano ancora finiti, infatti si prospettava una trafila molto lunga. Ci rivolgiamo al secondo ufficio e la risposta è “l’esito non è stato ancora caricato sul portale” e questa stessa risposta ci verrà ripetuta fino al 23 novembre. Avendo avuto esito positivo è scattata la procedura di tracciamento e notificata la quarantena. Impossibile non notare che sono passati ben 18 giorni dal primo tampone rapido al tracciamento e successiva notifica della quarantena.

Il 25 novembre la famiglia si reca al drive in, ognuno con il proprio mezzo per continuare ad evitare i contatti, per eseguire i tamponi molecolari. Il parcheggio era stracolmo e la strada completamente intasata. Tra le buci e le malanove che riempivano quella mattinata uggiosa, riusciamo ad eseguire il test e ci dirigiamo nuovamente verso casa, speranzosi di una comunicazione tempestiva. Passano i giorni ma non l’incertezza, infinite telefonate ed email ai vari uffici dell’A.S.P., alla centrale unica USCA ed ufficio prevenzione, tuttavia i risultati continuano a non arrivare ed il portale continua ad esserci nemico.

C’è chi mi risponde “ora avete tutti voglia di uscire” o “i mezzi informatici non sono adeguati, siamo dei matusalemme, ci vorrebbe un ricambio generazionale” cercando, invano, di consolarmi. Arriviamo ad oggi, 4 Dicembre, quasi un mese dal primo tampone. Mi sveglio, fuori c’è il sole e io mi sento positivo (forse non è il termine più adatto in questi casi). Come di consueto chiamo il numero verde: il risultato non è ancora presente nel portale, mi chiedo, dunque, ma dov’è andato a finire sto risultato?!

Perdo quasi le speranze, ma stamattina fuori c’era il sole, qualcosa vorrà pur dire, no?

Sono le 16:00 quando ci chiama l’USCA e ci comunica che dovremo recarci l’indomani al drive in per ripetere il tampone.

“Il tampone l’abbiamo già effettuato il 25 novembre, non ci avete ancora dato i risultati, perché dobbiamo farne un altro?” chiediamo, “i risultati non sono ancora pronti, intanto fate quello di domani”. Il sole non c’è più anzi, ni nchinau u friddu! Torno mesto nella mia cella, cioè stanza da letto, chiedendomi ancora una volta il senso di tutto questo, se un senso si può trovare.

Mentre sprofondo in uno stato di sconforto, arriva un’altra chiamata dell’USCA: “Vi volevamo informare che siete tutti negativi, domani non dovete più recarvi al drive in, ma la liberatoria dovete chiederla ad un altro ufficio”.

Dopo quasi un mese di quarantena ricevo esito del tampone ed insieme alla mia famiglia potrò riprendere le attività quotidiane, liberatoria permettendo. Non voglio dare la colpa a nessuno, ho avuto a che fare, nella maggior parte dei casi, con persone dedite al lavoro e molto disponibili, ma è chiaro che qualcosa non sta funzionando come dovrebbe. Non oso immaginare quante famiglie si trovino in questa situazione, magari anche peggiore di quella che abbiamo vissuto noi. Non mollate!

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