ROMA. Un anno di pandemia è bastato a far abbassare l’aspettativa di vita in Italia: 0,9 anni perduti in un solo anno a livello nazionale, da 83,25 a 82,3 anni del 2020. E’ quanto suggerisce il rapporto sul benessere equo e sostenibile in Italia, pubblicato ogni anno dall’Istat.

E poteva andare peggio: per limitare i contagi, spiega l’Istat, sono state imposte misure eccezionali che molto probabilmente hanno ridotto il rischio di un eccesso di mortalità nel 2020 che sarebbe stato ancora più elevato di quello purtroppo già registrato.

Quello che è successo è noto: un anno in cui si sono registrati centomila morti in più rispetto alla media degli ultimi cinque anni, 57 mila 647 ascrivibili sicuramente alla pandemia da Covid-19 da febbraio a novembre. L’eccesso di mortalità è un importante indicatore dell’impatto complessivo dell’epidemia, non solo tenendo conto dei decessi attribuiti direttamente al coronavirus, ma anche di quelli che possono essere sfuggiti al sistema di sorveglianza perché non diagnosticati o dei decessi indirettamente collegati alla pandemia, quali le morti causate da un trattamento ritardato o mancato a causa di un sistema sanitario sovraccarico.

Una carneficina, seppure con un andamento territoriale bizzarro: nei mesi di febbraio-maggio i decessi per coronavirus si sono concentrati principalmente nel nord (85%), scendendo all’8% nel centro e al 6% nel Mezzogiorno. Nei mesi di ottobre e novembre invece la pandemia ha avuto effetti anche nel resto dell’Italia con un aumento cospicuo dei decessi anche nelle regioni centro-meridionali (41% del totale dei decessi da covid in Italia nello stesso periodo). In Sicilia, per esempio, durante la prima ondata di pandemia, si sono registrati addirittura meno morti rispetto alla media 2015/2019.

Prima del 2020, l’Italia era il secondo paese più longevo tra i 27 paesi dell’Unione europea, con 83,6 anni, dopo la Spagna (con un valore pari a 84 anni) e con un vantaggio di vita attesa di 2,3 anni in più rispetto alla media Ue27 (pari a 81,3 anni). E’ bastato un anno per registrare una brusca interruzione e una significativa inversione di tendenza nel processo di costante miglioramento della longevità osservato negli ultimi anni. Anche qui, con forti distinguo territoriali: in termini di anni vissuti, il calo è stato più marcato nelle regioni settentrionali (da 83,6 a 82,1 anni attesi), rispetto al Centro (da 83,6 a 83,1) e al Mezzogiorno (da 82,5 a 82,2). Anche qui, la Sicilia è una delle regioni che se l’è cavata meglio, con un abbassamento della speranza di vita molto lieve, tra uno e due mesi appena.

Come si giustifica la caduta dell’aspettativa di vita, dal momento che l’Italia non è stata la nazione più colpita dal coronavirus in termini di morti rispetto alla popolazione (Belgio e Spagna hanno registrato numeri molto più altiin eccesso di mortalità durante la prima fase, nella seconda l’Italia è stata superata anche da Germania e Francia ed è stata di poco sotto alla media dei 27 paesi europei)?

Con il fatto che l’Italia è un paese vecchio, e l’epidemia di coronavirus ha colpito in modo violento specialmente gli anziani, fetta numericamente rilevante della popolazione italiana. E infatti, il fatto che viceversa la mortalità della popolazione più giovane sia nel 2020 generalmente inferiore alla media del 2015-2019 si può spiegare considerando sia la minore letalità dell’epidemia al di sotto dei 50 anni, sia la riduzione della mortalità per alcune delle principali cause che interessano questo segmento di popolazione come quelle accidentali, per effetto del lockdown e del conseguente blocco della mobilità e di molte attività produttive.

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