MESSINA. La vicenda del dipendente del Comune di Messina trovato positivo al coronavirus, potrebbe rivelarsi una storia più grande del previsto. Perché l’impiegato, in forza al dipartimento urbanistica (e quindi dislocato nei locali dell’ex real convitto Dante Alighieri, una volta sede dell’istituto d’arte Ernesto Basile), non solo condivideva la stanza con quattro colleghi in ufficio, ma venerdi scorso aveva partecipato a un’assemblea sindacale, insieme una sessantina di dipendenti di Palazzo Zanca, al salone delle bandiere.

La circostanza è stata confermata dal segretario generale Rossana Carrubba durante una mozione d’ordine in consiglio comunale, ieri, sollecitata dal consigliere di Ora Sicilia Salvatore Sorbello.

“Uno dei problemi che si stanno ponendo è che questi soggetti sono quattro dipendenti che evidentemente condividevano l’ufficio e sono entrati in contatto con lui. Questo dipendente sa precisamente chi e quando gli ha trasmesso il virus, e non è avvenuto all’interno del palazzo comunale. Ha manifestato i sintomi quasi nell’immediatezza quindi siamo in grado di sapere con assoluta certezza che non lo ha contratto all’interno del palazzo comunale“, ha spiegato Rossana Carrubba.

Che subito dopo, ha aggiunto il particolare che potrebbe seriamente complicare le cose a Palazzo Zanca. “Il giorno dopo che ha contratto il virus, è venuto in ufficio (inconsapevole di aver contratto l’infezione, ndr) e il giorno dopo ancora è andato ad una riunione sindacale dove c’erano 60 dipendenti. Abbiamo comunicato all’Asp, che gestisce l’indagine epidemiologica, i nominativi dei dipendenti che erano presenti alla riunione insieme al positivo, nel salone delle bandiere. Tutti i dati che possiamo fornire li abbiamo forniti”, ha concluso, sollevando più domande delle risposte che ha potuto fornire date le circostanze ancora nebulose.

Il segretario generale ha affermato di avere interloquito personalmente con il responsabile dell’Asp che spiegava che, rispetto ai nominativi dei partecipanti alla riunione sindacale, si dispone il tampone nel momento in cui si è nella stessa aula, ma in assenza di dispositivi di protezione. “In questi casi il contatto si definisce stretto. Tuttavia – aggiunge – trattandosi di assemblea sindacale riconosciuta e autorizzata si dà per scontato che siano state rispettate le misure di sicurezza. Quindi si sta predisponendo una nota per le organizzazioni sindacali che hanno organizzato la riunione per farci attestare che i partecipanti hanno rispettato le misure di legge. Quindi in questo caso, stando a quanto dice l’Asp, non disporranno i tamponi. Però, ripeto, questa è una decisione che l’Asp prenderà facendo l’indagine sul dipendente positivo. Il datore più che comunicare informazioni non può disporre nulla in merito alle procedure”, ha aggiunto.

Stabilito quello che non si è fatto, o non si farà, c’è da capire come invece si procederà per minimizzare il rischio che a Palazzo Zanca scoppi un focolaio: “Per quanto riguarda la sanificazione – ha spiegato ancora Rossana Carrubba – noi abbiamo stipulato un contratto integrativo con la società che ha l’appalto con le pulizie, per cui ho chiesto al dirigente di fare una programmazione degli interventi di sanificazione in tutti gli edifici, in modo che lo comunicheremo a tutti i dipendenti e altri frequentatori del palazzo. La sanificazione, per quanto ne so io, non è una disinfestazione, quindi si farà fuori dall’orario di lavoro: si sanificheranno gli ambienti ma che io sappia non sarà richiesto un periodo di areazione”, ha concluso il segretario generale, scongiurando, almeno in questa fase, un “lockdown” di Palazzo Zanca.

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