FICARRA. Si allontanavano in modo fraudolento dai rispettivi uffici per lunghissime pause caffè, passeggiate al mercato o per sbrigare affari personali. Il tutto senza mai timbrare il cartellino. Sono sedici (su 40 in totale) i dipendenti del Comune di Ficarra, tra cui tre dirigenti, sospesi dall’esercizio del pubblico servizio per truffa aggravata e continuata ai danni dell’Ente Pubblico.

Il provvedimento di misura cautelare personale interdittiva nei loro confronti, emesso dal Gip del Tribunale di Patti su richiesta di quella Procura della Repubblica, scaturisce dagli esiti di una complessa attività di indagine, sviluppata sin dal 2016 dai Carabinieri di Patti, che ha consentito di documentare una cronica, diffusa e generalizzata abitudine degli indagati, 23 in tutto, dipendenti a vario titolo del Comune di Ficarra, ad allontanarsi fraudolentemente dai rispettivi uffici in assenza di ragioni di servizio per motivi personali, provocando così evidenti disservizi all’utenza e recando grave nocumento all’immagine ed alle casse dell’Ente comunale di appartenenza. Gli indagati, infatti, evitavano dolosamente la timbratura dei cartellini o della scheda magnetica in modo da non far risultare i periodi di assenza e subire le conseguenti decurtazioni retributive. I carabinieri, con l’ausilio di filmati, hanno documentato in tutto circa 650 episodi di assenteismo per un ammontare di 12.500 minuti.

Tra i 16 destinatari della misura cautelare figurano – tra l’altro – 3 dirigenti, rispettivamente delle area tecnica, amministrativa ed economico-finanziaria, i quali rispondono per i succitati reati in concorso materiale con gli altri indagati, in ragione dell’omissione di qualsivoglia forma di controllo nei confronti del personale dipendente.

Sono 18 in tutto gli indagati, in due non hanno avuto misure cautelari.

Di seguito i nomi dei 16 soggetti destinatari di misure di prevenzione:

Basilio Cataudo, Antonino Spiccia, Rosario Pirrone, Vincenzino Rizziere Messina, Angelina Addinga, Cappotto Francesco, Caterina D’Amico, Gaetano Calamunci, Sarina Gullà, Antonino Tumeo, Domenico Bonfiglio, Fabio Pizzuto, Nuinziatina Batia, Nunzio Corica Basilio Pizzuto, Rosalba Lo Vercio.

Come evidenziato dall’Autorità Giudiziaria, i militari dell’Arma hanno svelato l’esistenza di un vero e proprio sistema fraudolento e patologico” ai danni della Pubblica Amministrazione, sviluppatosi e rafforzatosi nel tempo in un contesto di anarchia amministrativa”, laddove l’azione dei pubblici dipendenti era svincolata da qualsiasi forma di controllo ed il doveroso rispetto delle regole veniva abbandonato alla discrezione ed all’arbitrio dei singoli. Insomma un sistema di malaffare che per i suoi caratteri di pervasività e diffusione nel contesto amministrativo del comune nebroideo, non poteva che realizzarsi e reggere nel tempo attraverso atteggiamenti di granitica complicità tra i singoli indagati ed in particolare tra coloro che avrebbero dovuto esercitare funzioni di controllo e coloro che avrebbero dovuto essere i controllati; il tutto per perseguire personali ed illeciti benefici, in un clima di cronico disinteresse per le funzioni pubbliche svolte e di totale assenza di senso del dovere.

Tali comportamenti non sono sfuggiti allo sguardo dei carabinieri della Stazione di Ficarra, i quali,  conoscendo le dinamiche della realtà locale, nel corso dei loro quotidiani servizi perlustrativi nel centro abitato, iniziavano con discrezione ad annotare e monitorare, in modo sempre più incisivo, gli spostamenti dei vari dipendenti comunali indagati.

In particolare, C. G., dipendente dell’area amministrativa addetto alla predisposizione e gestione delle proposte e atti deliberativi della Giunta, del Consiglio comunale, del Sindaco e del responsabile d’area, era solito uscire dalla Casa comunale, naturalmente senza registrare l’assenza, per recarsi presso la rivendita tabacchi “Raffaele”, o al bar “Campo”, il mercato, il meccanico, se non addirittura recarsi presso l’Ufficio Postale o spostarsi al di fuori del paese con la sua autovettura. Le complessive assenze per quasi 2.500 minuti documentate dai carabinieri, costavano all’interessato l’applicazione della misura cautelare interdittiva di 9 mesi. 

Analoga sorte, ossia un’interdittiva di 9 mesi, è toccata a G. S., addetta all’Ufficio Segreteria del Comune, con mansioni –tra le varie- nell’ambito del settore trasparenza e Anticorruzione. La donna, infatti, con la scusa di recarsi presso altri uffici esterni al Comune ed ovviamente senza timbrare il badge per registrare l’allontanamento, in soli due mesi faceva registrare ben 160 assenze di varia durata, nel corso delle quali, veniva vista dai militari recarsi anche verso la propria abitazione.

Medesime condotte delittuose valevano l’applicazione di una misura interdittiva di 8 mesi a T.G.A., istruttore amministrativo addetto all’archivio ed ai Servizi Esterni del Comune e a B. D., addetto all’Ufficio tecnico con varie mansioni. Entrambi, infatti, erano soliti allontanarsi dal proprio ufficio per svolgere le più diverse incombenze private, nonché per intrattenersi in conversazione con altri soggetti in lunghissime “pause caffè”.

Importanti responsabilità penali sono state inoltre riconosciute in capo ai tre dirigenti comunali coinvolti dall’attività investigativa, ossia C. F., C. N. e D. C., responsabili rispettivamente dell’Area Tecnica, dell’Area Economico-finanziaria e di quella Amministrativa, nonchè destinatari di misure interdittive da 2 a 11 mesi. Più specificamente i predetti dirigenti, pur essendo consapevoli della prassi illecita diffusa tra i loro dipendenti di allontanarsi fraudolentemente dal posto di lavoro per motivi non istituzionali senza registrazione, omettevano volutamente di effettuare i dovuti controlli, accettando quindi consapevolmente il rischio della commissione di fatti criminosi in danno dell’Ente pubblico. Addirittura uno dei predetti indagati, oltre ad assentarsi lui stesso, per come riscontrato, avrebbe candidamente ammesso di aver agito in quel modo per trent’anni, confermando di aver consentito che le condotte dei propri dipendenti fossero regolate in base alla “coscienza personale”. Altro dirigente, invece, avuta contezza delle indagini in corso, avrebbe introdotto soltanto nel 2017 il “registro delle uscite temporanee per servizio fuori dagli uffici comunali”, casualmente e drasticamente diminuite rispetto al passato, ammettendo, come poi emerso in sede di interrogatorio, che la prassi degli allontanamenti arbitrari fosse sempre stata ammessa in base al principio del “si era sempre fatto così”.

L’attività investigativa svolta dall’Arma ha dunque consentito di svelare, ancora una volta e seppure in minima parte, il diffuso e patologico malcostume dell’assenteismo, gravemente lesivo della Pubblica Amministrazione, sotto il profilo della sua immagine e sotto quello finanziario per gli indebiti esborsi di denaro destinato a retribuire ore di lavoro non effettivamente svolte. A tal proposito l’Autorità Giudiziaria, che ha coordinato l’odierna attività, ha definito “apprezzabile” il danno economico, pur rimandando alla competenza della Corte dei Conti la quantificazione dello stesso.

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