MESSINA. A maggio 2022 il lancio del concorso di progettazione, otto mesi dopo, a dicembre, l’individuazione del progetto vincitore, e da gennaio 2023 l’avvio delle progettazioni di dettaglio per le aree disponibili. E’ la roadmap che l’Autorità portuale di Messina si è data per il piano di riqualificazione del watefront dal torrente Boccetta all’Annunziata, al termine del percorso partecipato che ha visto un evento di lancio, 4 incontri di ascolto e un grande evento partecipativo ai quali hanno preso parte 438 persone, con 51 contributi scritti.

Cosa è emerso dalla consultazione, che ha fornito i principi che dovrebbero orientare la progettazione? I messinesi che hanno partecipato agli incontri ritengono che tra i temi sul tavolo siano fondamentali quelli che rimandano paesaggio dello Stretto di Messina come luogo identitario, e dell’esigenza di creare una passeggiata che si integri con le altre aree esistenti (anche non di competenza dell’Autorità di Sistema Portuale) e che consenta ai messinesi di frequentare l’affaccio a mare con assiduità. Anche il rapporto tra il progetto e gli sport del mare è stato più volte sollevato, così come la proposta di realizzare un centro di divulgazione della ricerca sugli ambienti marini e della storia del rapporto tra Messina e lo Stretto. Una delle preoccupazioni sollevate nel corso del confronto riguarda la necessità di valutare, nella fase di progettazione, la sostenibilità economica dei diversi interventi. Si rietine, infatti, che le funzioni e le attività che verranno realizzate dovranno essere in grado di autosostenersi per evitare che la mancanza di fondi possa nel lungo periodo portare all’abbandono e al degrado delle attività stesse.

Dal punto di vista della tutela ambientale, è fondamentale l’estensione del verde pubblico nell’area, con particolare attenzione a tutelare e preservare gli alberi monumentali già presenti. In secondo luogo, si è posto l’accento sul bisogno di rinaturalizzare l’area del waterfront in progetto. È emersa, in particolar modo, l’idea di creare un parco lineare, tra i torrenti Boccetta e Annunziata, che possa costituire la spina dorsale del progetto, e la necessità di riqualificare il parco di Villa Sabin. Si è, infatti, evidenziata l’importanza di dare a Messina un’area verde sul waterfront, integrandola con gli interventi oggetto del concorso di progettazione.

Dal punto di vista della tutela dell’ambiente marino dello Stretto, si è sottolineato come sia essenziale affrontare il fenomeno del ripascimento delle spiagge cittadine e introdurre interventi in grado di limitare l’erosione della costa e di tutelare il waterfront, ponendo particolare attenzione ai cambiamenti climatici e all’innalzamento del mare. Inoltre, si ritiene che sia centrale la tutela dei delicati ecosistemi dello Stretto, considerati tra i più ricchi del Mediterraneo e, in particolare, i banchi di Posidonia, che costituiscono un habitat per molte specie marine e un elemento di protezione dell’ecosistema marino. Infine, si suggerisce, per migliorare la sostenibilità del progetto, di sperimentare sistemi di produzione elettrica attraverso lo sfruttamento del moto ondoso, rendendo il waterfont un luogo di sperimentazione. E’ emerso poi il bisogno di bonificare le foci dei torrenti, con particolare attenzione al torrente Boccetta. Il tema della sostenibilità ambientale e della riqualificazione energetica degli edifici presenti nell’area sono stati oggetto di particolare attenzione.

Il tema del miglioramento dell’accessibilità è emerso molteplici volte nel corso del confronto pubblico: la possibilità di creare un nuovo affaccio sullo Stretto è ritenuta prioritaria. Molti dei partecipanti hanno evidenziato la forte cesura tra la città e il mare, specialmente nell’area dell’ex-fiera e di Rada San Francesco. Condiviso da tutti il principio dell’abbattimento delle barriere: Messina deve tornare ad impossessarsi del suo mare oggi negato. Oltre all’eliminazione delle barriere fisiche che impediscono l’accesso al mare, è stato più volte affrontato il tema della conservazione/demolizione degli edifici esistenti (che spesso vengono considerati anch’essi una barriera tra la città e il mare). Dal confronto emerge una tendenza che predilige, da un lato, la riduzione delle volumetrie esistenti, dall’altro, la valorizzazione delle architetture da tutelare e la demolizione degli edifici in stato di degrado e privi di un valore storico-artistico. Per quanto riguarda le eventuali nuove realizzazioni si ritiene necessario privilegiare modelli insediativi e architetture innovative e di qualità che possano diventare un simbolo per la città. Infine, il ripristino del rapporto città/mare è stato più volte declinato come riappropriazione degli arenili da parte dei cittadini, attraverso l’estensione delle spiagge esistenti. Molti ritengono infatti sia necessario incrementare la dotazione di lidi pubblici nell’area (soprattutto nella zona centrale e ben collegata della città), riprendendo la vocazione che l’area ha avuto in passato (in particolare prima della costruzione dell’imbarco del traghettamento privato presso la rada San Francesco).

Su una cosa il presidente dell’Authority Mario Mega è stato molto chiaro: ” La progettazione degli interventi di riqualificazione dovrà tenere presente sin dall’inizio la fase della gestione per evitare che non si concretizzi sia la sostenibilità economica che quella sociale, e dovrà essere caratterizzata da una forte impronta di sostenibilità ambientale e consentire la realizzazione di un intervento tendente a un bilancio energetico nullo. L’area dovrà essere liberamente fruibile da tutti assicurando una fruibilità intergenerazionale, garantendo specifiche attenzioni ai giovani, alle famiglie con bambini piccoli, agli anziani, alle categorie più deboli ed ai disabili. Già in sede progettuale dovranno essere create le condizioni per consentire sia lo sviluppo di attività economiche che generano reddito che di iniziative no-profit con particolare riguardo alle attività sportive e ricreative legate al mare”.

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