2054, il primo G7 in riva allo Stretto

 

L’ultimo elicottero ad atterrare su Forte Gonzaga è quello del primo ministro giapponese. Si chiama Tengo Kawana ed è un uomo piccolo, con le spalle strette e l’aria perennemente assonnata. Scende lentamente le scalette della rampa e si dirige a piccoli passi verso il centro della sala, occupata da una lunga tavolata a ferro di cavallo stracolma di cibo, vini pregiati e specialità locali. 

Oskar Matzerath, il cancelliere tedesco, gironzola allegramente fra i tavoli, satollo, mentre Renée Michel, presidentessa della Repubblica Francese, sorseggia il suo terzo bicchiere di brandy.

Sono le 18 del pomeriggio di un fresco venerdì di aprile e il grande summit dei leader mondiali, il primo in Sicilia dopo quello di Taormina del 2017, volge lentamente alla fine. 

Sono state giornate intense, quasi snervanti, fra le attenzioni morbose della stampa, le polemiche sul clima e la paura costante che da un momento all’altro possa accadere un imprevisto.

In piedi su una terrazza del forte, con indosso un tailleur color grigio fumo, c’è Annarita Scaglione, il primo sindaco donna della città dello Stretto. Ha il viso stanco, i capelli bianchissimi fissati con la lacca e fra le dita stringe una sigaretta sottile che aspira lentamente, osservando in silenzio l’abitato che si dirama ai piedi del colle. 

Messina negli ultimi anni è cambiata tantissimo. Si è ammodernata, ha smorzato il suoi difetti. Durante la sua amministrazione le antiche fortificazioni sono tornate ai fasti di un tempo, è mutato l’assetto urbano, i quartieri più degradati sono stati riqualificati e la città ha riconquistato l’appeal degli anni più belli. Eppure non sono mancate le critiche, le accuse feroci, le polemiche infinite. Come quella sulla funivia – contestatissima sui social neuronali – che da qualche settimana collega proprio Forte Gonzaga al Viale Italia.

«Josei». Il flusso di pensieri della donna è interrotto da una vocina sottile, quasi stridula. Il primo cittadino si volta e a pochi passi da lei c’è Tengo Kawana, accompagnato da una donna alta dai tratti orientali.

“Watashi wa totemo seiketsude seiketsuna machi o mita koto ga nakatta”, le dice il primo ministro giapponese, chinando leggermente la testa.

Annarita lo ascolta, non capisce niente e abbozza un sorriso d’imbarazzo. A venirle in soccorso è la donna al suo fianco, che traduce le parole dell’uomo con un italiano fluente : “Il presidente ci teneva a riferirle che in tutta la sua vita non aveva mai visto una città così civile e pulita”.

Il sindaco sgrana leggermente gli occhi, lo ringrazia più volte e poi quasi si commuove.

 

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