Flor – Aria, 1995

Marcello Cunsolo, cantante, chitarrista, cuore, anima e unico membro permanente del Flor, è un personaggio che starebbe benissimo in un film di Jim Jarmush. Brutto come il peccato, magrissimo, insettoide nella postura ed eremita sull’Etna, Cunsolo (e i suoi Flor De mal) è il segreto meglio custodito della musica italiana. Talmente tanto ben custodito da essere una specie di figura leggendaria negli Usa (sui suoi dischi ha suonato regolarmente Peter Buck dei Rem, giusto per capirsi) e uno sconosciuto totale quando si allontana di pochi metri da casa sua. Nonostante questo, il disco italiano più bello del 1995 è il suo. Se nei due precedenti alternava italiano, dialetto e “americano”, in Aria abbandona le remore e, a parte nella sinistramente evocativa “’u pizzu”, canta in italiano catanesizzato una serie incredibile di gemme sostenute da acustica dodici corde ed elettrica satura, con testi eterei e magmatici insieme; esattamente ciò che si respira a casa sua, sul monte Etna. A produrre, l’onnipresente Francesco Virlinzi. Impossibile scegliere un pezzo solo: si tratta di capolavori, dal primo all’ultimo. In quell’estate del 1995, i Flor aprono, al Cibali di Catania, per Radiohead e Rem. E con entrambi i gruppi, dopo l’esibizione dei catanesi, ci si sarebbe potuto spazzare il pavimento.




 

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Salvo
Salvo
18 Gennaio 2017 21:10

Periodo meraviglioso, e Virlinzi è stato il centro della tempesta perfetta che ha spostato, per una volta, lo sguardo verso l’estremo sud.
Fino a portare a Catania, in un concerto memorabile, REM, con apertura dei Flor e di un gruppetto chiamato Radioelhead

Ho avuto il piacere di lavorare con lui, e con alcuni dei suoi. Passione contagiosa, ma anche grande amore e competenza musicale. La vita è stronza, e ti porta via gente così, troppo presto.

nica midulla le pira
19 Gennaio 2017 6:43

Grazie a tutti per ricordarlo !E’ stato un grande,la musica ha perso tanto !