MESSINA. Ha suscitato grande commozione, in città, la scomparsa di Arturo Sciavicco, leggenda del rugby messinese e per oltre 50 anni punto di riferimento di svariate generazioni di giovani atleti, da giocatore (mediano di mischia, un mix letale di cervello e muscoli), da allenatore, da dirigente, da “medico” e da motivatore. Morto martedì 24 gennaio all’età di ottant’anni,  “il Professore”, come erano soliti chiamarlo i tantissimi ragazzi a cui ha fatto da chioccia, era stato eletto proprio quest’anno presidente onorario della Clc Messina Rugby. I funerali si terranno mercoledì 25, alle 15, nella Parrocchia Santa Maria di Gesù di Provinciale.

Fra i tantissimi i messaggi di cordoglio apparsi sui social network poco dopo la sua morte (“Arturo era e sarà per sempre il rugby messinese“, “Un punto di riferimento del nostro piccolo mondo“),  pubblichiamo di seguito il ricordo inviato a Lettera Emme da Pino De Lorenzo, presidente dell’Old Rugby Messina e autore del libro “Il Rugby a Messina – dagli anni 30 ad oggi”, edito nel 2010. 

Ottant’anni compiuti bene, Arturo Sciavicco ha aperto la sua ultima palla dalla mischia della vita. Lasciando nel dolore Pina, sua moglie, Angela e Giovanni, suoi figli, e le nipotine tanto amate Teresa e Beatrice. E nel mesto ricordo centinaia, migliaia di rugbisti che l’hanno conosciuto come compagno di squadra, loro capitano, loro allenatore o dirigente accompagnatore o presidente o semplicemente amico. Perché Arturo Sciavicco per il rugby messinese è stato tutto questo. Sin da quando, anno 1954, scese per la prima volta in campo all’Arsenale in quel XV della Libertas che Gaetano De Lorenzo fondò per rifondare il Rugby a Messina. Ed Arturo poi continuò come divulgatore del verbo pallaovale nel Cus Messina e nel Clan Messina, andando a pescare nelle periferie più lontane decine di “picciriddi” e li portava al pietroso Arsenale ad insegnare loro l’arte del passaggio o del placcaggio o delle mischie aperte e li faceva crescere da atleti e poi giovani uomini e dirigenti della sua Lions. E quanti, di questi, oggi lo ricorderanno? Sicuro  molti, soprattutto quelli che poi sono andati a giocare nelle serie maggiori o vestito la maglia della nazionale, non dimenticando mai di aver iniziato nella sua tanto amata Lions Rugby. Lascia un senso di  vuoto materiale, perché la sua presenza si faceva notare a bordo campo o, negli ultimi tempi,  in tribuna allo Sperone, sempre pronto ad incitare, a suggerire e qualche volta a sgridare perché un placcaggio era stato sbagliato o qualcuno “s’annacava” , come spesso diceva. Ed un vuoto dentro l’anima, perché il suo pensiero, le sue parole, la sua grande passione per questo sport  “comu na malatia” mancheranno a tutti noi. (Pino De Lorenzo)

 

 

 

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