La maledizione dei Moore

(Autrice: A.k. Green; Casa editrice: Ab; 2022)

Appena due settimane dopo aver sposato il bello e conteso Francis Jeffrey, la giovane ereditiera Veronica Moore viene trovata morta nella vecchia casa di famiglia con una pallottola nel petto e una pistola legata al polso. Il decesso della sposa è solo l’ultimo atto di un matrimonio nato sotto una cattiva stella: il giorno della cerimonia nuziale, tenutasi in quella stessa casa, a pochi minuti dal fatidico sì uno sconosciuto era stato trovato senza vita ai piedi del camino della biblioteca. Evento, questo, meno raro di quanto si sarebbe portati a credere. Le cronache dell’ultimo secolo, infatti, riferiscono della morte di svariati uomini tra le mura della casa maledetta, secondo modalità immutate nel tempo: la vittima viene sempre trovata riversa accanto al camino della biblioteca al pianterreno, senza segni di violenza su di sé, come stroncata da una forza occulta. Mentre le indagini sembrano bollare la prematura scomparsa di Veronica come suicidio, un agente inesperto ma ambizioso si rimbocca le maniche per dimostrare il contrario, ideando una serie di ingegnosi espedienti per sopperire a una scienza forense ancora agli albori e al suo coinvolgimento non ufficiale nell’inchiesta.
Consigliato a chi ama leggere alla sola luce di una torcia e trattiene il fiato sobbalzando a ogni ombra che si proietta sul muro.

I ragni di Marte

(Autore: Guillem Lòpez; Casa editrice: eris; 2022)

Nel futuro prossimo di una Spagna quasi distrutta, il mondo di Arnau e Hanne si sgretola dopo la morte del figlio. Hanne cade in depressione e fa sempre più fatica a distinguere il reale da quello che il suo cervello inventa. López affronta la devastazione che comporta il concetto di morte, i traumi del passato e le loro conseguenze emotive. Ma è il cervello umano con la sua capacità di trasformare la realtà, o meglio di generare infinite realtà, a essere il vero protagonista, una dimensione in cui ricordi, sogni, percezioni, futuro e presente si mescolano risvegliando le paure più primitive e l’inquietudine tutta umana verso concetti come il nulla o il venir meno delle leggi della fisica del nostro universo.
Consigliato a chi considera Halloween come una porta verso un’altra dimensione e affronta il passaggio come un ulteriore passo verso se stessi.

 

L’incubo di Hill House

(Autrice: S. Jackson; Casa editrice: Adelphi; 2004)

Chiunque abbia visto qualche film del terrore con al centro una costruzione abitata da sinistre presenze si sarà trovato a chiedersi almeno una volta perché le vittime di turno non optino, prima che sia troppo tardi, per la soluzione più semplice – e cioè non escano dalla stessa porta dalla quale sono entrati, allontanandosi senza voltarsi indietro. A tale domanda, meno oziosa di quanto potrebbe parere, questo romanzo fornisce una risposta. Non è infatti la fragile e indifesa Eleanor Vance a scegliere la Casa, prolungando l’esperimento paranormale in cui l’ha coinvolta l’inquietante professor Montague. È la Casa – con le sue torrette buie, le sue porte che sembrano aprirsi da sole – a scegliere, per sempre, Eleanor Vance.

Sconsigliato a chi non ama restare a lungo in casa da solo

Istituto di bella morte

(Autrice: David Ely; Casa editrice: Cliquot; 2022)

Una moglie inappuntabile, una bella casa, un’ottima posizione da dirigente di banca, ma all’improvviso arriva l’occasione della vita: quella di cambiare tutto. C’è un misterioso istituto, con cui Wilson entra clandestinamente in contatto, che mette in scena la morte o la scomparsa dei suoi clienti e costruisce per loro una nuova identità, un nuovo posto nel mondo più affine all’indole e ai desideri profondi del rinato. Il prezzo da pagare è che non si può tornare indietro; e Wilson, come molti altri, dovrà fare i conti con un istituto che non perdona chi prova a venire meno al contratto stipulato, ma ancora di più con un passato impossibile da cancellare con un colpo di spugna. “Istituto di bella morte”, pubblicato per la prima volta nel 1964, è un romanzo dai toni del thriller psicologico, dove gli ingredienti fondamentali sono l’intrattenimento, la suspense e, non ultima, una profonda riflessione su temi di importanza sempre più attuale come l’insoddisfazione strisciante nelle nostre vite e il senso della società moderna e del posto che ne occupiamo.
Consigliato a chi pensa che quello che fa davvero orrore è il malcontento che si cela nella quotidianità 

Il dottor Nikola

(Autore: Guy Boothby; Casa editrice: Cliquot; 2022)

Il viso è glabro e la carnagione è pallida, quasi cadaverica; il suo aspetto è lindo e azzimato dalla testa ai piedi. Quando vi osserva, il suo sguardo vi trapassa il cranio, e se vi parla vi ritrovate costretti ad ascoltarlo. E poi, sapeste quali spaventose voci circolano sul suo passato…

Chi è il dottor Nikola? La domanda corre di bocca in bocca nei salotti dell’affaccendata Shanghai di fine Ottocento. Impossibile anche per Wilfred Bruce, giovane inglese spiantato e girovago, decifrare il misterioso personaggio; tuttavia neppure lui può rimanere insensibile a un tale fascino incantatore e così, quando Nikola gli chiede di collaborare, accetta di seguirlo in un’impresa incredibile e meravigliosa fra le inaccessibili vette del Tibet per rubare, a un’arcana setta di monaci stregoni, il segreto dell’immortalità. E l’avventura è servita, fra prove da affrontare, ipnotismi, travestimenti, situazioni estreme e combattimenti di forza e d’astuzia, in cui Nikola deve mostrare di essere davvero all’altezza della fama che lo precede.Pubblicato nel 1896, Il dottor Nikola è un romanzo dalla doppia anima: quella dell’avventura esotica, raccontata da uno scrittore che conobbe personalmente gli odori delle strade polverose dei sobborghi degradati d’Oriente e sperimentò sulla sua pelle le traversie del viaggio fortunoso; e quella del fantastico, perché Nikola non è altro che un riuscitissimo“cattivo” d’appendice, alla stregua di Fantômas o Rocambole, e all’epoca della sua prima apparizione ebbe così tanto successo che l’autore lo rese protagonista di cinque romanzi. Molti anni dopo, persino George Orwell lo avrebbe ricordato con affetto in uno dei suoi saggi.
Consigliato a chi ama i cattivi delle storie e festeggia Halloween brindando in un calice a forma di teschio.
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