MESSINA. Il viaggio periodico del 79 inizia a Cavallotti intorno alle 21:30. Sul mezzo salgono un paio di ragazzi che dai lineamenti del viso sembrano poco più che maggiorenni. Indossano magliette dai colori sgargianti, hanno i jeans leggermente consunti sulle ginocchia e gli occhi contenti di chi non vede l’ora di trascorrere la serata in compagnia degli amici in qualche lido della litoranea.

Ancora forse non se ne rendono conto, ma stanno vivendo le notti più spensierate della loro vita, in quel periodo dell’adolescenza in cui la libertà è la cosa più preziosa che si possa possedere.

Qualche fermata dopo,  sul mezzo sale un altro gruppo di ragazzi, che diventano una ventina alla fermata del Baby Park, dove con una cesura invisibile la città abbraccia il lungomare e si fa riviera. Sono le 22 di un venerdì notte di metà agosto e i locali della litoranea cominciano pigramente a riempirsi di avventori, mentre il #BusforMe – una delle sei vetture che fanno avanti e indietro dal centro cittadino all’Istituto Marino di Mortelle – accompagna migliaia di ragazzi nelle mete più cool dell’estate messinese. 

La maggior parte dei passeggeri, nel viaggio di andata che arriva al capolinea intorno alle 22:30, scendono dal mezzo a Torre Faro e in men che non si dica l’autobus si svuota. Nel viaggio di ritorno l’utenza cambia. Non più ragazzini ansiosi di divertirsi, ma solo qualche ragazzo straniero diretto verso il centro e una famigliola  (una madre più due bambini) che scende dal mezzo all’altezza del M’ama.

«Non c’è un orario con più affluenza», spiega una dipendente dell’Atm intenta a vendere i biglietti. «Una corsa costa 1 euro e 20, anche se l’opzione più gettonata è quella andata e ritorno, che ha un prezzo di 1,70», racconta la donna. «Si tratta di un servizio eccellente – le fa eco un collega – perché dà la possibilità a tanti giovani si spostarsi senza rischi. Utilizzando l’autobus, che passa più o meno ogni 20 minuti, si evitano tanti incidenti stradali e si offre un’alternativa sicura a chi ha alzato un po’ il gomito, evitando che si mettano alla guida». 

Passa il tempo e le corse proseguono. Man mano che le ore si fanno più piccole a salire sui mezzi sono ragazzi e ragazze più grandi, dai venticinque ai quarant’anni, che fanno tappa nei tanti stabilimenti balneari. Sul mezzo c’è chi chiacchiera, chi è concentrato sul cellulare e chi invece si gode dal finestrino lo spettacolo dello Stretto che man mano cambia sembianze. 

Dopo l’una di notte l’affluenza si inverte. Gli avventori che  si spostano verso nord sono sempre di meno, i più nottambuli, quelli per i quali la “serata” più tardi inizia meglio è. “Ché tanto ancora è presto”. Al contrario, è nel tragitto da Faro verso il centro che il bus si popola, raccogliendo di lido in lido la gente diretta verso casa, fino alle 4 del mattino, orario dell’ultima corsa. È qui che gli avventori si mischiano: ragazze e ragazzi, amanti delle serate mondane e pescatori, giovani appena maggiorenni senza patente o motorini e coppie di trentenni  di ritorno da una cena romantica. Tutti quanti a bordo del mezzo, che rispetto all’andata è più allegro e rumoroso, pieno zeppo di gioventù. 

 

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