MESSINA. “Se non era per noi altri i voti dove li prendeva nella funcia… “le casette” tutti me li hanno dati i voti… ora deve sistemare a quel ragazzo…”. parlava così Francesco Romeo in una conversazione con il figlio intercettata nel 2015, riferendosi alla vicende elettorali di Salvatore Lipari che si era candidato alle elezioni comunali. La conversazione è riportata nell’ordinanza dell’operazione “Beta 2”, il blitz dei carabinieri del Ros che ha portato all’arresto di 8 persone.

Lipari Salvatore – scrive il gip Salvatore Mastroeni nell’ordinanza – è stato candidato alle elezioni comunali di Messina nel 2013 con la lista Democratici riformisti per la Sicilia ottenendo ben 622 voti di preferenza”. “Più che interessante – prosegue – appare magistrale ed emblematico come Lipari si sia presentato agli elettori come “Lipari Salvatore detto Romeo” e , secondo il gip, non casualmente nella conversazione avvenuta nel 2015 tra Francesco Romeo ed il figlio Vincenzo , il primo “riferendosi alle vicende elettorali di Lipari, affermava che costui aveva certamente goduto del fondamentale appoggio della famiglia mafiosa per la raccolta dei voti”.

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