MESSINA. Si leva anche da Messina il grido di dolore per le vittime innocenti del naufragio verificatosi alle prime ore del mattino del 26 febbraio sulle coste di Cutro, in Calabria. Sessantotto persone, tra cui quattordici bambini anche piccolissimi, ma il numero delle vittime è in costante aggiornamento, hanno perso la vita sull’imbarcazione che avrebbe dovuto condurli in salvo e ,invece, si è spezzata lasciando che i suoi occupanti, in fuga dalle bombe, dalle persecuzioni e dalla violenza, venissero inghiottiti dal mare.
Si tratta dell’ennesima tragedia nelle acque del Mediterraneo, che negli ultimi dieci anni si è trasformato in un enorme cimitero, con circa 26mila decessi.

In loro memoria, sabato 4 marzo, alle 18:30, si svolgerà un sit-in nel nuovo slargo appena inaugurato di fronte al bar Irrera. A prendervi parte numerose realtà cittadine: Comitato Donne Vita e Libertà Messina, Eumans!, Circolo ARCI Thomas Sankara APS, Anymore Onlus, Comunità di Sant’Egidio, Addiopizzo, L.e.l.a.t., F.I.A.P., Più Europa Sicilia, CGIL Messina, Comitato Provinciale ANPI Messina “Mimmo Trapani”, ANPI Sez. Comunale Messina “Aldo Natoli”, Piccola Comunità Nuovi Orizzonti, Veglie contro le morti in Mare di Messina, Gruppo Civico RispettoMessina, Tenda della Pace e della Nonviolenza, Legambiente Messina, MessinAccomuna, Cambiamo Messina dal Basso, Associazione Una Famiglia per Amico, Liberi oltre le illusioni, Associazione Il Cantiere dell’Incanto, Rete degli Studenti Medi, Unione degli Universitari, Socialdemocratici, UIL Messina, ARCI Messina APS, Eimi’ ETS, Associazione di volontariato #isamupubbirazzu, Tutrici e Tutori Volontari MSNA Messina APS, Federazione Provinciale del PD di Messina, AGESCI Zona dello Stretto.
I partecipanti porteranno una candela, un segno luminoso per esprimere il cordoglio alle vittime e ai loro familiari.

Di seguito la nota dei promotori:

Le gravissime e disumane dichiarazioni di un Ministro della Repubblica ci dicono che bisogna impedire le partenze aiutando le popolazioni sul loro territorio, ma è evidente, a tutte e a tutti, che la grave situazione dei paesi di origine di queste persone rende impossibile l’idea di rimanere costringendoli a partire in cerca di un futuro dignitoso mettendo in conto il rischio di perdere la propria vita in mare. Abbiamo, in più occasioni, denunciato cosa sta accadendo al popolo iraniano, minacciato, torturato e ucciso dal regime teocratico di Teheran. Abbiamo assistito al fallimento dell’operazione di peace building operata in Afghanistan per vent’anni e conclusasi con la consegna della popolazione civile ai talebani.

È un’inaccettabile violazione dei diritto umani che centinaia di persone siano sistematicamente trattenute per giorni a bordo delle imbarcazioni di soccorso e vengano definite dal Governo “carico residuale” che non ha il diritto di scendere a terra. È intollerabile che il Governo interpreti, a proprio piacimento, la nozione di “porto sicuro”, autorizzando i mezzi di soccorso a porre in salvo i passeggeri in porti lontani dal luogo del salvataggio, il cui raggiungimento debilita e sacrifica ulteriormente i naufraghi, già lungamente provati dal loro viaggio per la sopravvivenza. Avversiamo, con forza, il rinnovo del memorandum Italia-Libia, la criminalizzazione del soccorso operato dalle ONG e il divieto appena varato dal Governo che vieta alle navi non governative di sostare in acque internazionali, dopo un salvataggio, per impedire ulteriori soccorsi in mare.Chiediamo all’Europa di organizzare subito un programma comune di ricerca e salvataggio in mare, canali d’ingresso immediati dalla Libia per tutte le persone rinchiuse nei lager e in pericolo, canali umanitari per tutti quelli che scappano da guerre, persecuzioni e calamità naturali, per le persone in fuga dall’Afghanistan, dalla Siria, dall’Iran, dal continente africano e da altri scenari di guerra e di violenza indiscriminata. Servono norme nazionali ed europee che garantiscano l’accesso in Europa per tutti i richiedenti asilo, senza pushback alla frontiera, trattenimenti illegittimi e torture. Implementazione del sistema europeo di concessione dei visti da parte degli Stati Membri. Ingresso legale per chi cerca lavoro, con un semplice visto per ricerca lavoro.
L’esempio positivo della concessione della protezione temporanea per le persone in fuga dall’Ucraina diventi esempio di solidarietà a marca UE.
Chiediamo l’immediato ripristino delle attività delle ONG, la riapertura dei porti, l’apertura di corridoi umanitari e la revisione del Regolamento Dublino.
Ci impegniamo a vigilare sul rispetto dei diritti umani e a promuovere iniziative volte ad assicurare a ogni essere umano tutela e protezione, e facciamo appello a tutte le istituzioni, associazioni, ai comitati, ai partiti, alle donne e agli uomini, alle ragazze e ai ragazzi di unirsi al nostro grido di dolore per quest’ennesima tragedia dell’umanità”.

 

La migrazione è la ricerca della vita, non può mai diventare foriera di morte.

Le gravissime e disumane dichiarazioni di un Ministro della Repubblica ci dicono che bisogna impedire le partenze aiutando le popolazioni sul loro territorio, ma è evidente, a tuPe e a tuF, che la grave situazione dei paesi di origine di queste persone rende impossibile l’idea di rimanere costringendoli a parHre in cerca di un futuro dignitoso mePendo in conto il rischio di perdere la propria vita in mare. Abbiamo, in più occasioni, denunciato cosa sta accadendo al popolo iraniano, minacciato, torturato e ucciso dal regime teocraHco di Teheran. Abbiamo assisHto al fallimento dell’operazione di peace building operata in Afghanistan per vent’anni e conclusasi con la consegna della popolazione civile ai talebani.
È un’inaccePabile violazione dei diriF umani che cenHnaia di persone siano sistemaHcamente traPenute per giorni a bordo delle imbarcazioni di soccorso e vengano definite dal Governo “carico residuale” che non ha il diriPo di scendere a terra. È intollerabile che il Governo interpreH, a proprio piacimento, la nozione di “porto sicuro”, autorizzando i mezzi di soccorso a porre in salvo i passeggeri in porH lontani dal luogo del salvataggio, il cui raggiungimento debilita e sacrifica ulteriormente i naufraghi ,già lungamente provaH dal loro viaggio per la sopravvivenza. Avversiamo, con forza, il rinnovo del memorandum Italia-Libia, la criminalizzazione del soccorso operato dalle ONG e il divieto appena varato dal Governo che vieta alle navi non governaHve di sostare in acque internazionali, dopo un salvataggio, per impedire ulteriori soccorsi in mare.
Chiediamo all’Europa di organizzare subito un programma comune di ricerca e salvataggio in mare, canali d’ingresso immediaH dalla Libia per tuPe le persone rinchiuse nei lager e in pericolo, canali umanitari per tuF quelli che scappano da guerre, persecuzioni e calamità naturali, per le persone in fuga dall’Afghanistan, dalla Siria, dall’Iran, dal conHnente africano e da altri scenari di guerra e di violenza indiscriminata. Servono norme nazionali ed europee che garanHscano l’accesso in Europa per tuF i richiedenH asilo, senza pushback alla fronHera, traPenimenH illegiFmi e torture. Implementazione del sistema europeo di concessione dei visH da parte degli StaH Membri. Ingresso legale per chi cerca lavoro, con un semplice visto per ricerca lavoro.
L’esempio posiHvo della concessione della protezione temporanea per le persone in fuga dall’Ucraina divenH esempio di solidarietà a marca UE.
Chiediamo l’immediato riprisHno delle aFvità delle ONG, la riapertura dei porH, l’apertura di corridoi umanitari e la revisione del Regolamento Dublino.
Ci impegniamo a vigilare sul rispePo dei diriF umani e a promuovere iniziaHve volte ad assicurare a ogni essere umano tutela e protezione, e facciamo appello a tuPe le isHtuzioni, associazioni, ai comitaH, ai parHH, alle donne e agli uomini, alle ragazze e ai ragazzi di unirsi al nostro grido di dolore per quest’ennesima tragedia dell’umanità.

La migrazione è la ricerca della vita, non può mai diventare foriera di morte”.

Illustrazione in copertina di Lelio Bonaccorso.

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