MESSINA. “Quando mi ha sbattuto la testa contro il cancello ho avuto davvero paura”, sospira subito dopo averlo detto, A. C. dottoressa del 118 , in servizio in una delle zone più degradate di Messina. Preferisce non si scriva il suo nome per intero dopo aver subito una violenta aggressione lo scorso 23 gennaio: “La notte non riesco a stare a destra per il trauma cranico, provo a girarmi ma ho il livido alla spalla, il trauma toracico. Ma per fortuna sembra sia andato tutto bene…”.

Per fortuna, dice, perché la donna che l’ha aggredita, adesso denunciata dalla Polizia, l’ha perfino presa per i capelli e le ha sbattuto la testa contro il cancello esterno all’abitazione, ma l’aggressione era cominciata ben prima, all’interno: “Il 23 mattina, intorno a mezzogiorno, siamo stati chiamati per un intervento urgente – racconta la dottoressa -. Una volta dentro una donna sulla quarantina mi ha indicato una porta dove c’era una minorenne. La ragazza di circa 17 anni non aveva uno stato di malessere apparente ma accanto al letto aveva un secchio con del vomito. Ho iniziato a fare domande per capire la storia clinica della ragazza. La donna dalla stanza accanto mi ha detto che la ragazza vomitava da un mese, così ho continuato con le domande di rito per capire più approfonditamente quale fosse la patologia”.

Una storia di sicuro singolare, ma “io ho fatto solo domande di rito per capire lo stato di salute della ragazza. Domande che pare abbiano innervosito la signora: è entrata nella stanza, prima gridando che la ragazza non era sua figlia, che non poteva morire in casa e che ce la dovevamo portare. A quel punto ho cercato di calmarla spiegandole che la ragazza non era in fin di vita e senza che me ne potessi rendere conto ha iniziato a colpirmi con schiaffi e pugni”.

Ed era solo l’inizio dell’aggressione: “Ho chiesto agli altri due operatori di chiamare la polizia, lei ha preso il telefono dell’infermiere e l’ha rotto. Siamo riusciti ad uscire, portando via pure la ragazza ma una volta fuori, io davanti agli altri col telefono in mano, mi ha preso la testa e me l’ha sbattuta contro le grate del cancello d’ingresso. I due infermieri mi hanno liberata dalla sua stretta, sono riuscita a salire in ambulanza e ad avvertire la polizia”. Adesso la quarantenne è stata denunciata all’Autorità giudiziaria per lesioni aggravate perchè commesse nei confronti di un incaricato di pubblico servizio e per interruzione di un servizio pubblico o di pubblica necessità.

Ma è storia di ogni giorno: “Aggressioni ne subiamo ogni giorno, particolarmente noi che operiamo in un contesto, come quello della zona sud di Messina, di profondo degrado. Spintoni, insulti, avvengono quotidianamente. Lavoro nel 118 da 12 anni e gli interventi che facevamo 12 anni fa arrivavano ad un massimo di 180 al mese. Adesso fino a 400, ci chiamano per ogni tipo di disagio, pure il caldo sofferto da un anziano, come c’è capitato questa estate. Ci insultano anche se arriviamo dopo pochissimi minuti. Come d’altronde in questo caso: siamo arrivati due minuti dopo la chiamata”. Dall’Asp confermano, infatti, che in provincia di Messina gli interventi del 118 sono aumentati dal 2014 al 2017 di 13mila casi.

Mentre impressiona la vicinanza temporale degli ultimi due casi: l’ultima aggressione era stata lo scorso 5 gennaio a Patti, quando un altro medico del 118 aveva subito la rottura del setto nasale, per questo il sindacato medici italiani aveva chiesto l’intervento del governatore, Nello Musumeci, e del ministro dell’Interno Marco Minniti. Intanto l’assessorato regionale alla Sanità, l’Asp e l’ordine dei medici di Messinasi hanno dichiarato che si costituiranno parte civile negli eventuali processi per entrambe le aggressioni.

Due nel lasso di tempo brevissimo di due settimane: “Ho un trauma cranico e uno toracico – conclude la dottoressa – ma dai primi raggi non sembra ci siano lesioni. Poi ho ematomi e lividi dappertutto, sotto il mento, nella spalla: non so da che parte voltarmi per non avvertire dolore. Ma poteva andare peggio”. Molto peggio.

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