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MESSINA. L’università di Messina ha assegnato appalti sopra norma comunitaria o senza gara, utilizzando le deroghe permesse in via emergenziale. Questo, in sostanza, quanto l’Anac (autorità nazionale anti corruzione) scrive nella delibera 184 del 5 aprile scorso. L’istruttoria dell’organismo riguarda sia lavori che servizi: dall’efficientamento energetico del patrimonio immobiliare dell’Ateneo, per dieci milioni di importo, ai i lavori di restauro conservativo dei prospetti e riqualificazione del patrimonio immobiliare universitario (sette milioni e 800mila euro), ma anche la riconversione residenze universitarie in due plessi dell’Università (poco meno di diciotto milioni di euro per i lavori dell’ex hotel Riviera e parte del padiglione A del Policlinico), la fornitura e posa in opera di arredi didattici (un milione e 364.740 euro di importo) e arredo e accessori da quattrocentomila euro. In tutto sono circa 37 milioni di euro.

Secondo l’Anac, “riguardo all’operato dell’Università degli Studi di Messina, è stato evidenziato il ricorrere di affidamenti diretti per la fornitura di beni e servizi o per l’esecuzione di opere per importi sopra alle soglie comunitarie, riferendo, nella sostanza, quali profili di anomalia la scelta diretta del contraente, la mancanza di qualsivoglia procedura di evidenza pubblica o di gara, la misura del ribasso praticato da tutti gli aggiudicatari al 25%, l’abusivo riferimento alla normativa”: questo era frutto di una segnalazione arrivata all’Autorità il 27 gennaio come interrogazione parlamentare di sei deputati del Pd.

Tre mesi dopo, l’Anac si pronuncia, decidendo di “coeformare, per gli affidamenti oggetto di istruttoria, la mancata sussistenza dei presupposti per l’applicazione del regime derogatorio, tenuto conto che la deroga va riferita ai casi non ricorribile negli affidamenti venuti in rilievo, a settori ivi indicati, laddove le situazioni di urgenza prospettate, per quanto concerne i lavori in esame, paiono potersi ricondurre a situazioni di incuria e di carenze manutentive protrattesi nel corso degli anni. Di ritenere ulteriormente, anche a voler ammettere l’applicazione del regime derogatorio in esame, la mancanza dei presupposti per l’operatività degli affidamenti diretti operati dalla stazione appaltante, per importi superiori alle soglie comunitarie.inoltre, con specifico riferimento agli ambiti dei Lavori Pubblici di confermare, relativamente all’affidamento della progettazione esecutiva e dei lavori di efficientamento energetico del patrimonio immobiliare dell’ateneo, il mancato possesso di requisiti di qualificazione in capo all’impresa aggiudicataria, richiesti per l’esecuzione delle lavorazioni affidate. Ciò, non rinvenendosi in atti neppure le verifiche condotte della stazione appaltante sul possesso dei requisiti necessari per la progettazione, mancando peraltro la previsione di uno specifico compenso riferibile a tale attività, in contrasto con il principio dell’equo compenso in tema di progettazione.tenuto conto altresì che i predetti lavori di importo notevole riguardano l’intero patrimonio immobiliare dell’ateneo, si ravvisa la mancata coerenza dell’affidamento con le indicazioni i principi forniti nella direttiva, non rinvenendosi un’adeguata motivazione in ordine alla mancata suddivisione dell’appalto in lotti funzionali, trattandosi di interventi su immobili distinti”. Sui lavori all’ex hotel Riviera e padiglione A del Policlinico, secondo l’Anac la stazione appaltante non avrebbe dimostrato la verifica delle categorie e classifiche richieste per i lavori in esame, e, nel caso del Policlinico, di nuovo la qualificazione posseduta dall’impresa non soddisfa i requisiti. Per questi appalti non è stata condotta alcuna verifica sul possesso dei requisiti per la progettazione. Per la fornitura di servizi al Dicam e a Scienze, l’Anac contesta la mancanza di presupposti per l’utilizzo di affidamenti diretti per importi che oltrepassano le soglie comunitarie.

Il rettore Salvatore Cuzzocrea ha dichiarato che in trenta giorni fornirà risposte agli appunti sollevati dall’Anac, e ha spiegato che “l’Università di Messina ha operato in pieno rispetto delle indicazioni della Commissione parlamentare e dei lavori della conversione in legge del decreto n. 76. Tale posizione è stata suffragata dalla risposta inviata all’interrogazione parlamentare da parte del ministro dell’Università Maria Cristina Messa“.

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