MESSINA. Non capita spesso che il monumento più importante e rappresentativo di una città sia imbrattato dai vandali, come se fosse il muro di un casolare abbandonato in periferia. Oppure sì, accade spesso anche altrove. L’inciviltà di qualcuno può arrivare anche a questo, come dimostra il Duomo di Messina, che qualcuno ha pensato bene di impiastricciare.

Il campionario di brutture inizia dalla facciata del campanile, alla cui base, da qualche giorno, è apparsa una A anarchica impressa con una bomboletta nera: lo stesso simbolo è stato vergato quindici metri più in là, sulla parete del bar Fellini. Stessa mano, non fermissima: il cerchio è sgorbio, la A che dovrebbe intersecarlo è poco più di uno scarabocchio incomprensibile, segno di non troppa lucidità da parte di chi ha usato la vernice spray.

Basta poi girare l’angolo per ritrovarsi al cospetto di altre scritte fatte con la bomboletta, stavolta rossa, sia sul pavimento a ridosso della Chiesa che sulla stessa facciata laterale. Alcune fra queste, inoltre, quasi a mo’ di sfregio, spuntano proprio sulle parti delle mura appena ritinteggiate (presumibilmente per coprire delle precedenti brutture). E se in qualche modo il simbolo anarchico un significato ce l’ha, ad una S sottolineata con una linea retta che poi inizia a zigzagare, trovarci una ragione plausibile è parecchio arduo.

Quando non con dolo, gli sfregi al più riconoscibile dei monumenti messinesi si fanno con colpa. Meglio, infatti, non va alla parte retrostante della cattedrale, che è diventata una piccola pattumiera piena di bottiglie di birra, scatoloni di cartone, rifiuti di vari tipi e persino una paio di scarpe da donna.

 

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