MESSINA. “Rispetto al 2019 è possibile notare un nuovo sostanziale miglioramento nella capacità dell’Ateneo di attrarre studenti provenienti dall’estero. La popolazione studentesca straniera è nell’ultima rilevazione pari all’1.3% del totale, in crescita rispetto all’1% del 2019 ed allo 0.8% del 2018″. E’ quanto sottolinea il professore Dario Maimone Ansaldo Patti, delegato del Rettore ad AlmaLaurea, in merito alla relazione redatta sul profilo dei laureati.

“Si noti che la percentuale media siciliana rimane sostanzialmente invariata rispetto al 2019 (0.6%) ed al 2018 (0.5%). Si tratta di un dato importante che evidentemente premia le scelte intraprese dagli Organi di Governo del nostro Ateneo negli ultimi anni, che hanno puntato sul miglioramento dell’offerta formativa, strategia questa che evidentemente viene incontro alle esigenze di studenti provenienti da numerosi paesi stranieri – continua il docente – Si noti, altresì, che il dato dell’Università di Messina si pone in controtendenza rispetto al dato nazionale che ha visto nel 2019 una flessione degli studenti stranieri al 3.1% dal 3.5% dell’anno precedente. Pertanto, l’Ateneo Peloritano, rispetto al contesto regionale, si presenta come una valida scelta per chi intende intraprendere un percorso di studi in Sicilia“.

Appare significativo anche il dato relativo alla provenienza geografica degli studenti messinesi. Infatti, il 21.1% degli iscritti proviene da fuori regione (rispetto al 20.1% del dato nazionale e a solo il 5.1% del dato regionale). Chiaramente – evidenzia Ansaldo – la collocazione geografica della città aiuta, ma sicuramente l’università di Messina ha saputo mantenere nel corso del tempo il suo appeal presso gli studenti delle scuole secondarie calabresi. Si tratta di un dato che non può essere sottovalutato e che, anzi, deve essere tenuto in piena considerazione affinché Messina non perda il suo ruolo di faro della conoscenza anche per la vicina Calabria“.

“Con soddisfazione, si può osservare un calo, ancorché modesto, dell’età media dei laureati peloritani, scesa quest’anno a 26.2 anni, rispetto ai 26.5 anni della precedente rilevazione (leggermente al di sopra della media nazionale di 25.8, invariata su base annua, ma questa volta appena sotto la media regionale di 26.3 anni) – prosegue il professore – Continua invece l’aumento nella percentuale dei laureati in corso, superando la metà degli studenti e collocandosi al 51.9%, anche quest’anno al di sotto della media nazionale, ma anche quest’anno nettamente superiore al dato medio regionale (44.7%)“.

“Questi dati sono il segno tangibile degli sforzi compiuti negli anni passati dagli Organi di Governo, che hanno intrapreso un percorso volto a migliore la qualità dell’offerta formativa ed a fornire un valido e concreto supporto agli studenti nei processi di apprendimento – dichiara Dario Maimone Ansaldo Patti – Il trend in costante miglioramento di tutti gli indicatori precedentemente richiamati, fanno ben sperare affinché in un futuro prossimo l’Università di Messina possa raggiungere (ed eventualmente migliorare) il dato medio nazionale. Certamente, in ogni caso essa si colloca al di sopra della media regionale, presentandosi come una valida scelta che gli studenti possono fare per investire sul loro futuro”.

Aumenta, seppur di poco, la percentuale di giudizi positivi espressi dai laureati con riferimento alla loro esperienza a Messina. Ben il 90.1% (rispetto all’88.9% del 2019) degli intervistati ha espresso un giudizio di piena soddisfazione per quel che riguarda la loro esperienza. Addirittura il 68.3% dichiara che si iscriverebbe nuovamente all’Università di Messina. Tutti gli indicatori relativi al grado di soddisfazione degli studenti sono nettamente superiori al dato regionale con la sola eccezione di quello relativo alla valutazione circa l’adeguatezza delle aule (ovvero in generale delle strutture disponibili) – spiega – E’ bene precisare che questo dato certamente non tiene conto degli imponenti investimenti che sono stati effettuati dall’Ateneo e che progressivamente stanno andando ad ammodernare le strutture, che gli studenti quotidianamente frequentano. Non è irragionevole supporre che nel volgere di qualche anno anche questo dato sarà in linea se non migliore rispetto a quello regionale, premiando così gli sforzi intrapresi per rendere più fruibili ed accoglienti le strutture universitarie”.

Per quanto riguarda la situazione occupazionale, “Appare ancora più soddisfacente il dato relativo all’employability (occupabilità) degli studenti messinesi – si legge nella nota del docente Unime – Ancora una volta, i dati sono superiori alla media regionale. Il tasso di occupazione dei laureati triennali è pari al 61%, (dato regionale: 59.0%; dato nazionale: 74%). Coloro che hanno iniziato a lavorare dopo la laurea sono pari al 74% (dato regionale: 69.1%; dato nazionale: 58.4%). La retribuzione netta mensile appare in linea con il dato regionale e nazionale mentre con soddisfazione si riscontra che il 66.8% dei laureati messinesi ritiene che il proprio percorso di studi abbia facilitato la ricerca di una occupazione. Anche in questo caso il dato è nettamente superiore a quello regionale ed a quello nazionale. E’ vero altresì che una comparazione con la situazione nazionale è difficile, perché il mercato del lavoro in Sicilia subisce più che in altre realtà forti distorsioni e rigidità che ne impediscono un funzionamento efficiente. A maggior ragione, quindi, il dato messinese appare apprezzabile”.

Aumenta sensibilmente, pur mantenendosi al di sotto del dato nazionale, il tasso di occupazione dei laureati magistrali, passati dal 51.9% del 2019 al 54.2% del 2020, con un dato sostanzialmente invariato per quanto riguarda il tasso di occupazione nel medio periodo (5 anni dal conseguimento del titolo). Aumenta anche se non in modo significativo il dato relativo alla retribuzione netta mensile, mantenendosi di poco superiore alla retribuzione media regionale – prosegue – Anche in questo caso, tuttavia, gli studenti messinesi riconoscono l’importanza del titolo di studio ai fini dell’ingresso nel mondo del lavoro. La percentuale di coloro che dichiarano che la laurea ha giovato nella ricerca di un impiego è pari al 68.3% di circa 3 punti percentuali inferiori al dato nazionale. Anche quest’anno la rilevazione AlmaLaurea evidenzia l’importanza dello studio universitario, rispondendo indirettamente al fenomeno ormai abbastanza comune di studenti che preferiscono trovare una occupazione subito dopo il conseguimento del diploma rispetto ad un percorso universitario. E’ bene allora continuare nell’opera di orientamento in ingresso (oltre che in itinere) in favore degli studenti per far comprendere loro che iscriversi ad un corso universitario è essenzialmente un investimento per il futuro, un investimento che ha una remunerazione superiore a quella media di mercato, ancorché, sovvertendo i principi tipici dei mercati finanziari, con un rischio (comparato) inferiore”.

“Ed invero, come visto, un numero elevato di studenti magistrali riesce a trovare una occupazione entro un anno dalla fine del proprio percorso di studi. Diversamente, è tipico, specialmente per la realtà messinese, che i diplomati si barcamenino tra lavori saltuari e di breve durata prima di raggiungere dopo vari anni una occupazione relativamente stabile. In generale, quindi – conclude il professore Dario Maimone Ansaldo Patti – la rilevazione AlmaLaurea 2020 ci fornisce una fotografia del profilo e della condizione occupazionale dei laureati messinesi che sembra premiare gli sforzi sin qui fatti dagli Organi Accademici per migliore la qualità dei servizi erogati e per fornire percorsi di studi sempre più adeguati alla mutevole realtà del mercato del lavoro. Chiaramente, il progressivo miglioramento non deve essere interpretato come un traguardo. Va, invece, inteso come uno stimolo continuo per moltiplicare gli sforzi sin qui intrapresi per fornire ai nostri laureati le competenze necessarie per essere competitivi nel mondo del lavoro, sia locale che soprattutto nazionale”. 

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