MESSINA. Il sindaco Cateno De Luca ha dichiarato guerra a chi non paga l’acqua, annunciando riduzione nell’erogazione e distacchi per chi non si mette in regola: una guerra iniziata due anni fa dalla precedente amministrazione. Ma quanto costa l’acqua a Messina, e qual è la spesa annua per famiglia per la componente acqua e quanto è variata nel corso del tempo?

A rispondere a questa domanda ci pensa la XIV Indagine dell’Osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva, indagine che si concentra sulle tariffe applicate al Servizio Idrico Integrato. Il costo finale è comprensivo di voci relative ad acquedotto, canone di fognatura e di depurazione, quota fissa ed IVA (che ammonta al 10%). Per quanto riguarda il consumo di riferimento ci si basa su 192 metri cubi, in quanto il consumo ISTAT per una famiglia di 3 persone è proprio di questa entità. Nel rapporto è anche indicata la spesa per 150 m³, vale a dire un consumo di 50 metri cubi per singolo componente familiare, più economico e più ecologicamente sostenibile.

Volendo dare alcune cifre, c’è da rilevare come al Sud la spesa annua sia aumentata del 2,9% ed in Sicilia del 2,5%. In questo senso, è in controtendenza, Messina, dove il prezzo per la componente idrica è rimasto invariato rispetto all’annualità precedente, rimanendo fermo a 293€. Messina non è il solo capoluogo dell’isola nel quale il prezzo è rimasto invariato: segnano +0% anche Catania, Trapani, Ragusa ed Agrigento. Con il segno più invece ci sono Palermo (+1,7%), Caltanissetta (+3,8%) ed Enna (+8,3%). Tra l’altro, l’acqua messinese risulta anche ottima da bere.

Del campione di riferimento dell’indagine, i capoluoghi di provincia italiani, è rilevata anche la dispersione della rete idrica. La dispersione nel capoluogo peloritano è invece del 35%, in lieve flessione rispetto la media 2013/2017, a quota 38,4%: questo valore, ricavato dal rapporto Ecosistema Urbano di Legambiente, è molto inferiore alla media regionale – al 42,5% – con Trapani e Palermo che segnano una dispersione superiore al 50% (è del 52,7% nel capoluogo di Regione e del 54% nel capoluogo della Sicilia occidentale).

 

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