MESSINA. Dopo un mese di silenzio, successivo alle elezioni ed alla sua uscita di scena da Palazzo Zanca, l’ex sindaco Renato Accorinti torna a farsi sentire, commentando l‘operazione Terzo Livello che ha squarciato il velo in commistioni tra politici, funzionari e imprenditori, e per la quale sono stati comminati i domiciliari all’ex presidente del consiglio comunale Emilia Barrile.

“Un nuovo caso giudiziario investe Messina per rapporti illeciti tra politica e affari. Dopo “Corsi d’oro”, “Matassa”, “Gettonopoli” e “Messinambiente”, l’indagine “Terzo livello” evidenzia che è ancora radicato un intreccio di relazioni perverse in cui si mescolano malaffare, malavita e malapolitica e che il voto è ancora pesantemente influenzato da reti occulte e sistemi illeciti che distorcono l’espressione del consenso e condizionano la vita democratica“, inizia Accorinti.

Quando accendevamo la luce su questi fenomeni, anche fuori dalla nostra città, venivamo tacciati da alcuni Consiglieri comunali di essere disfattisti e di gettare fango sull’immagine della città – attacca l’ex sindaco – Noi, invece, eravamo con dolore consapevoli della loro gravità, perché questi fatti allontanano i cittadini dalla politica e minano la fiducia nelle istituzioni. Per reagire bisogna anzitutto non mettere la testa sotto la sabbia. La dignità della città non si esprime rimuovendo i problemi, ma costruendo con l’impegno di ogni giorno la partecipazione attiva e democratica alla vita collettiva. Comprare o vendere i voti è un vero delitto, un atto violento e antidemocratico perché distrugge quello che i padri della Costituzione hanno conquistato con le loro lotte: il diritto alla libera espressione dell’opinione e della volontà popolare. Per reagire bisogna non mettere la testa sotto la sabbia e riacquistare la capacità e il coraggio di votare davvero liberamente. C’è bisogno di un vero cambio culturale”.

“Anche in questa occasione (almeno su alcuni aspetti che sembrano investiti dall’inchiesta), l’amministrazione Accorinti non si è limitata a dichiarazioni di principio, ma ha denunciato all’autorità giudiziaria i fatti di cui era venuta a conoscenza perché su questi si potesse fare piena luce, costituendo anche il Comune come parte civile in alcuni processi – spiega l’ex sindaco – La quantità impressionante di queste indagini indica che la città è malata e l’unica cura è la partecipazione attiva e libera di tutti i cittadini”.

Quindi la parte più controversa: “Se alcuni amministratori di nostra nomina nelle società partecipate hanno agito contro l’interesse pubblico avvertiamo questo come un tradimento. Un fatto è certo: questi atti, se realizzati, sono stati effettuati senza alcuna connivenza con l’amministrazione Accorinti. Nella piena fiducia verso l’azione della magistratura, riteniamo necessario che ogni forma di malamministrazione venga estirpata per il bene e la rinascita di Messina”, conclude l’ex sindaco, non prima di una stoccata al suo successore a Palazzo Zanca.

Problemi giudiziari riguardano anche l’attuale sindaco, Cateno De Luca, che sarà sotto processo il prossimo novembre e il prossimo giugno. In un’ottica di trasparenza e di legalità, così importante per la nostra città, ci sembra opportuno che il primo cittadino anziché chiedere rinvii delle udienze per “motivi istituzionali”, richieda il rito abbreviato per chiarire la sua posizione e giungere non alla prescrizione, ma (ci auguriamo) alla assoluzione dai reati ascritti, in modo da lavorare nella massima serenità e senza alcuna ombra nell’interesse suo e dei cittadini che amministra”.

Cambiamo Messina dal basso, invece, può a ragione affermare “Noi l’avevamo detto”. “Si chiamava “Trasparente come l’acqua”  il dossier portato in Procura a Sebastiano Ardita esattamente due anni fa – accusano – e, quanto sta accadendo in queste ore, sembra trovare più che una semplice conferma, ma solidi e radicati fondamenti. Evidentemente però non siamo stati capaci di raccontarvelo, di far giungere a tutti voi, cittadini di Messina, quanto può essere importante e necessario un altro modo di fare politica e liberarci definitivamente di chi utilizza i ruoli pubblici per interessi personali o di pochi; non siamo riusciti né noi né, nonostante i nostri sproni, l’amministrazione che abbiamo sostenuto a raccontare fino in fondo che un’altra Politica era possibile e la si stava portando avanti”.

Abbiamo avuto ragione, abbiamo perso le elezioni, ma non smettiamo di fare Politica – continuano -La nostra politica ovviamente non si ferma e anche fuori dal “palazzo” continueremo a fare esattamente quanto fatto fino ad oggi, rilanciamo, ripartiamo, non disperdere la bellezza coltivata in questi anni e il patrimonio non solo di voti, ma di stima, fiducia, gratitudine che abbiamo seminato e raccolto. La risposta citando Gramsci, è semplice: se il pastore vota senza consapevolezze, è colpa di chi l’ha lasciato nell’ignoranza”, si conclude la nota

 

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