Ogni mattina, in riva allo Stretto, un messinese si sveglia e non importa se parcheggerà dentro la rotonda del Viale Europa o in quarta fila sulla Cesare Battisti perché tanto, prima o poi, per fortuna o purtroppo, per un motivo e per un altro, finirà in prima pagina sulla Gazzella del Sud. Così in un’epoca in cui i meme e gli sticker hanno la meglio sulla comunicazione, anche la città della Falce ha la sua rivista online, fittizia, satirica sugli usi e costumi dei messinesi e su tutto quello che succede in città e nel mondo. Si intitola La Gazzella del Sud e dal 2018 ad oggi è arrivata a 37.681 follower su Facebook e 11,7mila follower su Instagram, con l’indirizzo www.lagazzelladelsud.it che sforna “notizie” flash lette in 188 stati al mondo, da Messina  alla Sicilia e all’ Italia, dalle Isole Aland fino alla Palestina passando dal Madagascar. Dietro ad un delle pagine più seguite dai messinesi c’è la mente di un ragazzo del 1997, nato e cresciuto a Messina, diplomato al Bisazza e Laureato nel luglio di quest’anno al Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Messina, che partendo dalla satira non solo sente addosso il peso di una certa responsabilità sociale ma fornisce un modo diverso, e talvolta più efficace, per risvegliare le coscienze addormentate in città. Del resto Messina e i messinesi si prestano alla perfezione, sembrano stati creati apposta, però si sa che dietro una risata strappata c’ è sempre un pensiero più profondo e forse, chi lo sa, un pizzico di rassegnazione o di delusione. Il grande successo della Gazzella del Sud è sicuramente dovuto ad un mix di elementi: l’educazione ed il lessico, che non scade mai nel volgare o nel violento, nello scrivere le notizie, il non essere mai banale o ripetitivo, l’estro, la precisione nell’ individuare i tasti da toccare e probabilmente il seguire a regola d’ arte quelle tre dritte intramontabili manzoniane del vero per soggetto, l’interessante per mezzo e l’utile come scopo.

Come e quando è nata La Gazzella del Sud?

“Nasce nel 2018, sette anni fa, da un’idea sulla quale non ci avresti scommesso troppo.  Mi è sempre piaciuto molto il format di Lercio: notizie satiriche, fake news a volte, fatte per ridere ma anche per riflettere e allora ho provato a creare un qualcosa del genere ma a tema Messina. In quel periodo tra l’altro c’ era in città anche un’amministrazione particolarmente attiva sui social e questo era un ottimo spunto. Ho inizio su Fb, che tutt’ oggi è la piattaforma dove la pagina funziona di più, poi è arrivato il sito ed Instagram dove ci seguono gli utenti più giovani. Per il resto le notizie sono composte prevalentemente da titolo e foto, quindi una comunicazione molto veloce ed istantanea.”

Qual è il senso della Gazzella del Sud?

“Siamo un po’ i menestrelli della città. L’ obiettivo è sempre stato quello di voler far satira un po’ sui poteri, un po’ sugli usi e costumi dei messinesi stessi. Nel corso la satira della Gazzella ha subito delle modifiche, prima era più spicciola e pian piano è cresciuta allargandosi alla politica ed argomentazioni un po’ più di spessore.”

Messina è un meme vivente?

“Si, secondo me sì. Per i post della Gazzella prendo spunto da fatti reali e non di fantasia. Mi focalizzo su cose che non si discostano poi così tanto dalla realtà, ovvero aneddoti che accadono in città. A volte leggo la notizia di cronaca e mi viene l’idea, altre volte mi viene in mente passeggiando per la città ed osservano le cose attorno a me, molto spesso invece è un qualcosa a cui penso da tempo e arrivo già con le idee ben chiare sull’ argomento da trattare. Diciamo che le notizie spontanee sono sempre le migliori, mi sono accorto che solitamente più ci penso e me la studio meno fa ridere. Anche alcuni messinesi su cui scrivo titoli satirici sono dei meme viventi, ridono senza rendersi conto che si parla di loro.”

Qualcuno ha mai contattato la pagina credendo che la notizia postata fosse vera?

“Si e questo è uno dei motivi per cui ha successo di format. La maggior parte delle persone leggesenza accorgersi che c’ è scritto giornate satirico e quindi inizia a far girare la notizia: più la notizia gira, più viene ricondivisa e più quasi quasi diventa credibile.”

Riesci a stare dietro ai commenti sotto ai post?

“Solitamente evito di rispondere, a meno che non ci siano degli insulti, o magari il fan di turno di qualche amministrazione che sostiene che ci facciamo pagare da qualcuno o viceversa. Delle volte intervengo per bloccare qualche utente che inizia a scrivere con toni e parole fuori posto”.

Che follower seguono La Gazzella del Sud?

“Abbiamo due tipi principali di follower: quelli, diciamo, consapevoli e quelli inconsapevoli. Quelli consapevoli ridono e riflettono, quelli inconsapevoli o appunto ci scambiano per una testata reale o si indignano, si offendono. E questo è molto utile anche per capire l’andazzo dei contenuti da trattare. Per il resto ci seguono messinesi sparsi per il mondo ed anche gente non di Messina, abbiamo chi ci legge dal Nord Italia, dalla Gambogia, dalla Sud America, dalla Cina o dal Giappone ad esempio”

Qualcuno vi ha mai contattato per manifestare il proprio dissenso, per minacciarvi? Vi è mai arrivata qualche querela?

“Si, è roba che accade più o meno tutti i giorni, per lo più contattano in privato chiedendo di levare un determinato post, o per dare vita a discussioni accese, o per chiederci di lasciare in pace gli zalli. Le minacce non sono mancate ma non si sono mai trasformate in fatti, così come le denunce. Magari lo dicono per intimorirmi ma poi non posso denunciare dato che opero sempre nell’ arco costituzionale e quindi perderebbero tempo e soldi.”

Tematiche che vanno di più?

“Politica in primis, soprattutto quella locale. Poi direi filone Ponte sullo Stretto, e al terzo posto un mix di meme sugli usi e costumi dei messinesi, sul cibo e le leggende della serie arancini con dentro le blatte. E poi tutte quelle cose che appartengono alle tipologie nazionali come il post sul Pandoro della Ferragni. Ovviamente anche quando tratto una notizia di costume nazionale cerco sempre di mettere in mezzo i messinesi o contestualizzarla su Messina”.

I tre post che hanno riscosso più successo?

“Il primo in assoluto, dati alla mano, è “Messina, si laurea in Giurisprudenza ma non scrive su instagram AD MAIORA: revocato titolo di studio”, seguito da “Messina, immortalato per la prima volta nei Colli San Rizzo il momento del concepimento del porcocane”, e al terzo posto “Messina, chiusa la pasticceria che metteva le bratte con le ali al posto dei canditi nel panettone.” Una a cui sono affezionato, e che è anche piaciuta molto, è “Pierfrancesco Favino interpreterà Cateno DE Luca, l’ex sindaco di Messina, in un nuovo film intitolato Il Sinnico”. Diciamo che la Gazzella per alcuni post è diventata virale, ci ha contattati Luca Ward, Nino Frassica ci ricondivide spesso.”

La satira è un modo per aiutare la città dello Stretto a cambiare in positivo e crescere?

“I nostri post danno vita a tantissimi commenti e questo diventa un modo per ascoltare la città, i pensieri dei cittadini e le loro esigenze. Ed anche quando i titoli colpiscono gli usi e costumi dei messinesi è un modo per dare vita ad un pensiero che spesso tutti fanno ma nessuno ha il coraggio di dirlo apertamente. Una volta abbiamo fatto un post su un albero di Natale un po’ bruttino a Piazza Cairoli e sotto c’ erano tantissimi commenti di gente che si lamentava per gli addobbi ectect, e pochi giorni dopo è stato addobbato diversamente. Questo mi ha confermato come nella satira ci possa essere una responsabilità sociale e non sia un qualcosa volto solo a far ridere. La satira fa riflettere ed è molto utile come punto d’ osservazione soprattutto per chi sta ai piani alti. La satira riesce, tra l’altro, tramite notizie di cronaca cittadina e politica ad avvicinare i giovani alle problematiche locali. La Gazzella del Sud, inoltre, si è sempre impegnata nel seguire le campagne di sensibilizzazione come quella contro la violenza di genere per Sara Campanella o tramite delle raccolte fondi con donazioni alla comunità di Sant’ Egidio e raccogliendo cibo e prodotti per cani e gatti per il rifugio Don Blasco.”

Ma c’ è qualcuno che si è arrabbiato tanto per qualche post?

“Chi gestiva il Centro Commerciale di Tremestieri, per il resto no. Tempo Stretto ci ha bloccato per un periodo ma poi abbiamo fatto pace. Diciamo che la nostra satira da alcuni politici locali, vedi Cateno De Luca, viene vista, nonostante tutto, come una forma di pubblicità. Qualcuno ogni tanto ci chiede di smetterla di parlare degli zalli.”

Aneddoti curiosi, o che ti hanno lasciato incredulo, accaduti da quando gestisci La Gazzella del Sud?

“Da circa due anni succede una cosa bellissima e molto divertente: un social media manager del PD di Catania invia i comunicati stampa alla nostra mail, ci invia gli inviti ai convegni e tutto ciò che riguarda le attività del partito, probabilmente è convinto di inviare il tutto ad una reale testata. Oppure quando Luca Ward ha risposto con “Sarebbe un onore” sotto al post dove dicevamo che avrebbe doppiato Cateno De Luca. O anche quando alcuni frame del nostro video sulla campagna per la raccolta che avevamo portato avanti per il Rifugio Don Blasco sono stati presi ed inseriti a nostra insaputa in un servizio della RTP e solo dopo un po’ di discussioni sono arrivati a chiederci scusa.”

La città di Messina nel tuo progetto ti ha più aiutato o ostacolato?

“La città di Messina per me è una fonte continua ed inesauribile di ispirazione. Quindi direi che mi ha aiutato tanto.”

Sinteticamente chi è il baciannikkio per la Gazzella del Sud?

“E’ colui che si accontenta della mediocrità, che non ci prova neanche a andare oltre, ad andare al sodo.”

E il messinese medio?

“Il messinese medio ce l’ha a prescindere con Accorinti e con l’isola pedonale. È fan del sindaco di turno, in base alle circostanze è pro o contro il ponte, non conosce molto bene le regole della strada, non è decisamente un amante della sosta corretta. È uno che a modo suo vuole fare lo scaltro, ma scaltro poi non lo è per nulla.”

Qual è il tuo P.S. (Post Scriptum)?

“Messina è una città molto eterogena, c’ è chi dice infatti che non è una città ma che sono solo tanti villaggi messi insieme. Questa sua eterogeneità la rende spesso grottesca, se Messina fosse una città ordinaria non ci sarebbero spunti ed invece è, appunto, così variegata che si presta a robe dell’altro mondo: ex rettori indagati, corse di cavalli, questa divisione tra zalli e snobbini, la figura del baciannikkio, o spesso quella deriva un po’ fantozziana dell’antieroe che rende molte notizie tragicomiche. Io non so se di tutto questo, e di tanto altro, la popolazione messinese se ne renda conto: è come se una parte fosse assopita ed inconsapevolmente rassegnata, mentre un’altra vorrebbe fare qualcosa ma o non sa come fare o quello che fa comunque non basta per cambiare le cose e per farle funzionare sul serio”.

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