MESSINA. Da piazza Cairoli a piazza Municipio, passando per via Tommaso Cannizzaro, via Centonze, via Geraci, via Cesare Battisti, via Primo Settembre e il Duomo, con oltre ottanta di sigle (tra comitati, collettivi, partiti, sindacati e associazioni) che, insieme ai vari cittadini, hanno protestato contro la realizzazione del Ponte sullo Stretto dopo l’ok del Cipess, il comitato interministeriale di programmazione economica, al progetto definitivo dell’opera, e all’annuncio dell’apertura dei cantieri “entro l’estate”, come già annunciato più volte in precedenza, dal ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini.

«In 10.000 al corteo No Ponte. Sapevamo che sarebbe stato un corteo imponente. Non immaginavamo tanto – scrive Assemblea No Ponte – Lo diciamo senza infingimenti. Le dimensioni di questo corteo ci autorizzano a dire due cose:⁠ ⁠questo territorio (Messina, la Sicilia, la Calabria) è contrario al ponte e qualunque azione che vada verso la sua costruzione non può essere percepita che come un’aggressione; le dimensioni di questo corteo ci autorizzano a dire che possiamo avere l’ambizione di fermare i cantieri. Sappiamo bene che si sono premuniti col Decreto sicurezza, ma sappiamo che contro il popolo non si può governare e che più saremo e meno potranno reprimerci».

«In questi giorni, dopo il pronunciamento del Cipess, si sono rincorsi due sentimenti: per alcuni non è accaduto nulla poiché le azioni che potranno essere messe in atto sono irrilevanti; per altri questo è l’inizio della cantierizzazione – proseguono – Noi siamo persone serie. Non viviamo di propaganda e pensiamo che sono veri entrambi gli enunciati. Noi pensiamo che le opere anticipate annunciate (i primi operai per strada, come li chiama Salvini) sono davvero un fatto simbolicamente significativo. Allo stesso tempo pensiamo, però, che possano ancora essere fermati».

«Per questo diciamo che tutta la forza di questo corteo debba essere speso per fermare cantieri che si preannunciano infiniti. Per questo pensiamo che tutta la forza di questo corteo debba essere spesa per fermare l’emorragia di risorse pubbliche che verrebbero strappate ai bisogni primari inevasi (acqua, istruzione, sanità, sicuerezza sismica, sicurezza idrogeologica). Due ultime cose le diciamo alle forze politiche – concludono – Chi oggi si sta schierando dalla parte della devastazione si sta assumendo una grossa responsabilità. Pensiamo in primo luogo al Sindaco e alle forze politiche presenti in Consiglio Comunale. Gli abitanti di questa terra si ricorderanno di voi. Agli altri chiediamo di mettere in campo tutto ciò che è necessario per mettere granelli nell’ingranaggio e di ricordarsi sempre di ciò che stanno dicendo oggi».

La fotogallery di Franz Moraci:

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