MESSINA. Scuole chiuse da lunedi, dice il sindaco Cateno De Luca. No, la misura si applica solo in zona arancione o rossa, spiega il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci. Facciamo la zona rossa, anzi, facciamo la zona arancione, ribatte De Luca (con tanto di richiesta per la seconda, protocollate oggi pomeriggio). E nell’elenco delle zone arancione emanato dalla Regione qualche minuto fa, Messina non appare, ma De Luca si porta avanti e chiude le scuole per due settimane. Con un vago sentore di déjà-vu, Messina ricade nella confusione e nel caos di ordinanze contrastanti: da un lato quelle di De Luca, dall’altro quelle di Musumeci, che dicono sostanzialmente la stessa cosa, ma non concordano sui tempi.

Come ci si districa? Secondo l’ordinanza di De Luca, che ha dato per assodato che la Regione recepirà la richiesta (avallata dall’Asp nella riunione di stamattina in prefettura) di zona arancione, le scuole sono chiuse da lunedi perchè proprio in zona arancione (e rossa) i sindaci hanno facoltà di “adottare provvedimenti di sospensione, totale o parziale, delle attività didattiche”, specifica l’ordinanza regionale, “previo parere tecnico sanitario obbligatorio e conforme dell’Asp”. Ma solo per dieci giorni, mentre De Luca le chiuderebbe per due settimane. L’Asp di Messina comunica che “dopo la riunione di stamani in Prefettura e dopo un’altra telefonica con l’assessore Regionale alla Salute Ruggero Razza, si è preso atto dell’aumento vertiginoso dei contagi e si è deciso di chiedere di considerare Messina ed altri comuni della provincia territori ad alto rischio. La Regione dovrà poi accogliere la richiesta dell’Asp. Se verrà accolta dalla Regione la richiesta i sindaci dei territori interessati potranno in seguito decidere di chiudere le scuole e di prevedere la modalità Dad”.

Al momento la richiesta di zona arancione per Messina richiesta da Comune e Asp non è stata accolta (anche perchè l’ordinanza regionale è stata pubblicata quasi in contemporanea con quella comunale, in cui però De Luca dà per scontato che lo sia, ed emana provvedimenti ordinativi), di fatto scavalcando la Regione (e ignorando la gerarchia delle fonti), richiamandosi a un decreto legislativo del 1998 secondo cui “In caso di emergenze sanitarie o di igiene pubblica a carattere esclusivamente locale le ordinanze contingibili e urgenti sono adottate dal sindaco, quale rappresentante della comunità locale”.

Ricapitolando: al momento attuale le scuole (che dovrebbero riaprire lunedi 10 gennaio) rimarranno aperte, a meno di dichiarazione di Messina come zona arancione, che potrebbe arrivare nelle prossime ore (come da richiesta di Comune e Asp), ma che a quanto risulta a LetteraEmme, ancora non è stata presa in considerazione. Anche perchè per il cambio di colore sono necessari a livello nazionale gli sforamenti di tre parametri su contagi per centomila abitanti (150 casi per 100mila abitanti, ampiamente sfondato da tutta Italia: Messina è a 877,4, su 100 mila abitanti) e quello di occupazione di posti in terapia intensiva e in ricovero ordinario covid. Secondo l’Asp, a Messina in questo momento rimarrebbero 6 posti di rianimazione (e quindi il valore di 30% dei posti letto occupati nei reparti ordinari e del 20% nelle terapie intensive sarebbe ampiamente superato), ma l’asp ha comunicato che i posti letto negli ospedali di Messina e provincia saranno potenziati fino a 100.

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