Sono 700 firme per il Consiglio comunale, 250 per il quartiere (ma in questo caso solo di residenti di quella stessa circoscrizione). È questa la prima soglia da raggiungere da oggi fino alle 12 del 16 maggio: i giorni validi cioè per la presentazione delle liste.

Ed è adesso una corsa contro il tempo per raggiungere il minimo di legge consentito per potersi offrire alla scelta elettorale.

Soglia che riguarda esclusivamente le liste civiche, mentre per tutte quelle legate a partiti rappresentati già all’Ars o in Parlamento non è stato necessario raccogliere questa sorta di pre-consenso elettorale. Una magagna di non poco conto che ha già ridotto le previsioni “bulimiche” per questa tornata elettorale. Si prevedeva, infatti, qualche lista in più, sia per Bramanti che per De Luca. Il primo doveva addirittura superare la soglia record di 10 liste, il secondo aveva in progetto di presentarne sei ma potrebbe non arrivare a cinque.  Mentre il Centrosinistra che sostiene Antonio Saitta il 16 maggio chiuderà con una lista in più, quella di Articolo Uno, passando quindi da cinque a sei. Saranno, invece, tre quelle di Accorinti, due di Trischitta, una per Emilia Barrile e una per il M5s.

La seconda soglia da superare sarà poi quella del 5 per cento: questa è la percentuale da raggiungere per ottenere seggi in Consiglio.

I grandi numeri dell’assalto di candidati al Consiglio e ai quartieri andrà dunque ad infilarsi man mano che avanzeremo in questa campagna elettorale in un imbuto, dal quale verranno fuori 32 consiglieri comunale, 54 consiglieri di quartiere più 6 presidenti.

Sono 92 posti in tutto ai quali aspirano 32 candidati per ognuna delle 26 liste, ovvero 832 aspiranti. Potrebbero essere di più, o di meno: dopo le 12 del 16 maggio si avrà la certezza. Saranno di certo di più dei candidati delle scorse Amministrative, quando le liste erano 17 e i candidati 680. A passare la soglia di sbarramento furono poco più della metà: 9 liste in tutto.

Nel 2013 non superarono la soglia di sbarramento Reset, Nuova Alleanza, M5s, Autonomisti per Messina, Pda, Fratelli d’Italia, Messinanuova, La Farfalla (in quest’ultima era candidato  Ciccio Timbro, fratello della vicesindaca indicata da Antonio Saitta, Mari Flavia Timbro, ma non ottenne nessun seggio).

Ad entrare in Consiglio, invece, Udc, Megafono, Pd, Dr, Progressisti democratici, Pdl, Felice per Messina, CMdb. Ottennero i seggi in Consiglio ma com’è noto furono tanti i cambi di casacca, cambi che hanno sempre confermato la presenza di uno zoccolo duro “genovesiano” in Consiglio.

Gli scranni in Consiglio allora erano 40 mentre da quest’anno saranno 32, grazie al taglio voluto dall’assessore regionale all’Economia, Alessandro Baccei nel 2015.

Taglio pure ai consigli di quartiere che scendono da 15 a 9 con una riduzione anche del gettone di presenza che si dimezza rispetto al passato, scendendo a 500 euro lordi, circa.

Ricapitolando rispetto alle scorse Amministrative del 2013 ci sono in tutto 44 “posti” in meno ma i candidati e le liste sono aumentate. In aumento, seppur lieve, anche i candidati sindaco che da sei candidati del 2013 (Felice Calabrò, Maria Cristina Saija, Gianfranco Scoglio, Alessandro Tinaglia, Vincenzo Garofalo, Renato Accorinti) passano a sette del prossimo 10 giugno – lieve numericamente parlando, ma i candidati in questa tornata sono senza dubbio più forti – anche questi andranno ad infilarsi in un imbuto che potrebbe farne venire fuori due e segnare la data del 24 giugno per il ballottaggio che mancherà soltanto se al primo turno uno dei candidati avrà ottenuto il 40 per cento dei consensi.

Questi numeri raccontano di una lotta per la guida della città ben più agguerrita di quella che abbiamo vissuto nel 2013, quando il grande tema della campagna elettorale era il consenso o il dissenso sulla dichiarazione di dissesto.

Questi ultimi cinque anni di Accorinti hanno perlomeno avuto il pregio di riaccendere e rinfoltire l’agone elettorale. Nel frattempo sono cresciuti anche i Cinquestelle che nel 2013 non ottennero neanche un seggio in consiglio: sarà dunque la prima volta del M5s nei banchi del Consiglio comunale di Messina, su questo non pare ci possano essere dubbi.

Ma il momento della verità sarà il 16 maggio, quando dopo settimane di conteggi incerti si avrà la certezza sul numero e l’identità dei candidati. Sarà però il 10 giugno a dire se la strategia della moltiplicazione delle liste avrà dato davvero i suoi frutti: i più critici, infatti, sostengono che sia alto il numero delle candidature da “non più di venti voti”.

Vada come vada, dal 17 maggio finirà la prima fase della campagna elettorale, cioè quella del reclutamento di candidati e firme. Una fase molto concitata. Dopo questa, le segreterie e i candidati avranno il tempo di concentrarsi maggiormente sui programmi e le prospettive per la città. Si spera.

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