MESSINA. La copia del quadro “Allegoria della restituzione di Messina alla Spagna” affisso nell’Aula consiliare di Palazzo Zanca non rappresenterebbe Messina, né di conseguenza umilierebbe la città dello Stretto, come invece sostiene la consigliera comunale del M5S Serena Giannetto, che ha fatto sua una tesi portata avanti da anni dall’architetto Nino Principato. A sostenerlo è l’esponente del Gruppo Misto Salvatore Sorbello, che nel corso di una conferenza stampa ha spiegato le sue ragioni insieme allo scrittore Alessandro Fumia, autore del libro “Messina, la capitale dimentica”.

Nodo della questione, secondo il consigliere, sarebbe la figura al centro del dipinto (il cui originale è custodito al Prado), che non raffigurerebbe un soldato che colpisce con un calcio una donna (simbolo della città di Messina), ma il dio Marte, intento a “fermare” con un piede il dio Cronos. Nessun riferimento a Messina, quindi. Almeno secondo questa tesi, che Fumia e Sorbello illustrano facendo riferimento alla biografia dell’autore e a dei documenti storici.

Non manca un “attacco” alla consigliera Serena Giannetto e soprattutto al fratello Giuseppe, “rei” di aver portato avanti la battaglia contro il dipinto pur conoscendo, secondo Sorbello, la vera origine dell’opera: «Erano già in possesso delle carte che lo provano ma hanno portato avanti la loro battaglia in malafede per “fanatismo sicilianista”».

Infine, la questione “tomba di Antonello” (con tanto di frecciatine a Nino Principato): «Si trova a sedici metri di profondità, in via Auriga, sotto le casette di Ritiro»

 

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Nino Principato
Nino Principato
17 Dicembre 2018 18:13

Che figura di merda, Sorbello, avrebbe detto il buon Fede. Venere ha tre torri in testa, ma quando mai! E cosa c’entra con la Spagna cui tende la mano?! Il soldato è Marte perchè ha il gallo in testa, ma quando mai! Calpesta la testa al Tempo, ma quando mai, si vede chiaramente che sta sferrando un calcio sulla gamba della figura nuda, Messina. Che, purtoppo, si merita un consigliere come lui