MESSINA. Ennesimo capitolo della querelle sulle paventate (a più riprese) dimissioni di Cateno De Luca, che dopo il secondo diktat posto al consiglio comunale nel corso della seduta sull’Agenzia per il Risanamento, “rilancia” su Facebook con un post indirizzato al suo delfino Danilo Lo Giudice, attuale sindaco di Santa Teresa e successore del deputato regionale sugli scranni del Parlamento siciliano. «Credo tu debba aspettare fino a maggio 2019 per prendere il mio posto», scrive De Luca sui social, accusando i consiglieri messinesi di voler paralizzare l’attività amministrativa. «Dovrò dimettermi entro il 30 settembre», prosegue quindi il Sindaco, reagendo immediatamente a una nota critica di Sicilia Futura e prendendo la palla al balzo. Poi il suo auspicio: «Spero che la comunità mi ridarà fiducia ad aprile 2019 con una adeguata fiducia in consiglio comunale». Il concetto, già chiaro da tempo e adesso concretamente esplicitato, è questo: o il consiglio fa quello che dico io oppure mi dimetto e si torna al voto.

Poche ore dopo, un secondo affondo social, in cui definisce gli stessi consiglieri di Sicilia Futura degli “asini volanti” e precisa alcuni punti relativamente al suo stipendio e alle perplessità sollevate dal gruppo consiliare: «Ho scelto di far risparmiare al comune di Messina il mio stipendio di sindaco (circa 5,5 mila euro lordi mese) scegliendo di percepire quello di deputato regionale (circa 11 mila euro lordi mese) fino al 30 settembre 2018. Capisco che questa mia scelta fa imbestialire alcuni asini volanti ben rappresentati in consiglio comunale perché prendo il doppio di stipendio e faccio risparmiare i messinesi. Non è questa una lagnanza tipica degli asini volanti?», scrive il primo cittadino, che specifica di non poter rinunciare al suo stipendio  “perché dedico 20 ore su 24 a lavorare, per mettere le cose a posto e rilanciare la città”, a differenza dei consiglieri, che secondo De Luca non sono tenuti a sostenere questi ritmi e possono anche rinunciare allo stipendio, “perché fanno poco e non rischiano nulla”.

Poi torna sul contenuto della sua proposta e lancia delle accuse pesanti, senza però entrare nel merito: «Io ho fatto una proposta ben precisa: invece di fare gli asini volanti rispondete sì o no ma non continuate con il tipico siparietto del “parlatoio istituzionale” cioè del parlare inutilmente anche di tematiche che non riguardano questo argomento al solo fine di non decidere facendo passare il tempo e lasciando a bagnomaria il sindaco e la città. Evitate di toccare l’argomento inerente la rinuncia dell’indennità perché potremmo spiegare alla città le tecniche truffaldine di svolgimento delle sedute di consiglio comunale e commissioni consiliari per fregarsi qualche gettone di presenza in più”.

Ancora più grave quella successiva, che se fosse vera e provata configurerebbe il reato di truffa: «Spero che nessun attuale consigliere comunale sia stato baciato dalla fortuna qualche mese prima o dopo delle elezioni comunali: ha trovato all’improvviso lavoro in qualche ente o ditta privata per fregarsi anche il doppio stipendio (consigliere e dipendente ) con pagamento dei contributi previdenziali a carico della comunità».

Quindi si torna sui binari della politica: «Se non siete all’altezza di una controproposta valida – conclude – allora accettate la mia ma non vi consentirò di giocare sul tempo cioè non vi consentirò di prendere tempo. Se non vi va bene la mia proposta allora ditelo subito così la finiamo con questo teatrino: il 30 settembre mi dimetto e ad aprile 2019 andiamo a votare e la città deciderà!», il tutto corredato da tre hashtag: #bastaasinivolantiinconsigliocomunale,
#consigliericomunalinonsiateinconcludenti e #siamogiaincampagnaelettorale,

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