MESSINA. «La sentenza del Tribunale di Messina che dà piena ragione ad Atm sulla vicenda dei rimborsi chilometrici della Regione lascia vincitori e vinti sul campo della gestione politica delle società partecipate». Parole degli attivisti di MessinAccomuna, che commentano la sentenza del Tribunale dello scorso 4 luglio in merito ai contributi chilometrici dell’azienda trasporti.

«Vincono l’amministrazione Accorinti e la gestione Cacciola-Foti. Esce sconfitta – si legge in una nota –  la linea politico-amministrativa di De Luca, che aveva fatto tabula rasa delle precedenti scelte, denunciando una inesistente condizione di ingestibilità dell’ATM e pretendendone da parti sociali e Consiglio la liquidazione. Sconfitto anche il coro dei “devoti” (dal presidente Campagna al rinnovato Collegio dei Revisori, ad alcuni sindacati “duri, puri e proni”), lì a echeggiare paroloni e giudizi apocalittici e ad annuire alle accuse di “associazione a delinquere” lanciate alla precedente amministrazione. Ci fosse senso della misura, onestà mentale, semplice buona educazione, qualcuno chiederebbe scusa. Dubitiamo che ciò accada, ma non disperiamo».

«Campagna (che adesso quasi si lamenta di aver vinto, agitando fantasmi sui diritti dei lavoratori e mostrando ancora di non essere all’altezza della gestione di un’azienda di grandi dimensioni) – proseguono – dovrebbe dimettersi. Da presidente ATM aveva dichiarato questa “una causa persa”. Contro ogni logica e contro gli interessi dell’azienda da lui guidata, aveva detto in sostanza che riteneva giusto che Messina ricevesse rimborsi per chilometro inferiori rispetto a Palermo e Catania. Su questo assunto aveva avvalorato e sostenuto la necessità di liquidare la sua azienda, sfasciando il servizio di trasporto pubblico in città. L’Amministrazione De Luca aveva fatto di più. Pur certificando in delibera uno “squilibrio debiti-crediti” di ATM di 29 milioni (3 in meno di quanto a suo tempo inserito nel piano di riequilibrio da Accorinti), aveva caricato sui messinesi 81 milioni per ATM, imponendo alla città oltre 50 milioni di tagli non dovuti e non necessari. Il Consiglio Comunale aveva avallato e approvato, cedendo al ricatto di una “non discussione” degli atti e assumendosi gravi responsabilità. Scelte scellerate e immotivate. Questa sentenza fa giustizia del polverone sollevato da De Luca con l’unico obiettivo di liquidare un’azienda pubblica che aveva rilanciato il servizio dopo anni di abbandono totale. E chiarisce che quanto richiesto da ATM era corretto e ha carattere strutturale: si applica per il passato, per il presente e per il futuro. Il progetto di risanamento dell’azienda a suo tempo definito è solido e corretto: legittimità dei rimborsi regionali, corretta e misurata assunzione di responsabilità del Comune col piano di riequilibrio, patrimonializzazione dell’azienda, prosecuzione nel rilancio del trasporto pubblico locale».

«Gli appelli al buon senso e alla corretta valutazione a suo tempo lanciati da chi conosceva gli atti e dai sindacati più attaccati all’azienda  al bene pubblico e ai diritti dei lavoratori – concludono – non sono bastati contro l’arroganza e l’autoreferenzialità. Adesso occorre che il Consiglio Comunale riveda in maniera integrale la linea politica su Atm e partecipate, allontanandosi dalle proposte dell’Amministrazione, che moltiplica società, cda, organi amministrativi nel più irresponsabile solco della politica comunale dei decenni scorsi. Certo, i Consiglieri che chiedono solo oggi di conoscere l’effettiva consistenza dei conti aziendali sembrano Alice nel Paese delle Meraviglie; la loro richiesta è un po’ tardiva, ma …meglio tardi che mai. Con tutta evidenza, vanno riviste anche (approfondendole finalmente in maniera importante e significativa) le cifre del piano di riequilibrio della città».

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