MESSINA. L’Atm vince il contenzioso con la Regione intrapreso dall’amministrazione Accorinti sui contributi chilometrici dell’azienda trasporti. A stabilirlo è la prima sezione civile del Tribunale di Messina, che con una sentenza del 4 luglio ha riconosciuto al Comune di Messina e alla società partecipata un indennizzo pari a circa 10 milioni di euro: di questi, 5,4 milioni di euro andranno nelle casse di Atm, mentre 4,3 milioni in quelle di Palazzo Zanca. Si tratta della differenza fra i contributi per il trasporto pubblico versati nel periodo compreso fra 2012 e il 2016 e quelli realmente spettanti. Nel dettaglio, i fondi non erogati ammontano a circa 771mila euro per il 2012,  216mila per il 2013, oltre 489mila per il 2014, 3,6 milioni per il 2015 e quasi 326mila per il 2016. A questi si aggiungono circa 3,6 milioni spettanti al Comune e i 781mila euro accantonati dalla Regione per via della causa penale con Atm sui presunti chilometraggi gonfiati.

«Nessuna prova è stata offerta in concreto delle irregolarità commesse nella rendicontazione da parte dell’Atm», si legge nella sentenza.

Immediato il commento di Filt Cgil e Uiltrasporti: «Si sta liquidando un’azienda con i bilanci in attivo», scrivono in una nota, rivendicando la loro presa di posizione negli scorsi mesi sul “Salva Messina” e chiedendo al consiglio comunale di approfondire il reale stato economico dell’Atm prima di procedere al voto finale per la liquidazione della partecipata.

«Seppur ignorati o da talune parti persino sbeffeggiati – spiegano – oggi possiamo dire che avevamo ragione nei tanti tavoli del Salva Messina e nelle numerose conferenze stampa, quando denunciavamo come ad Atm Messina fosse stato erroneamente riconosciuto negli anni dalla Regione un contributo inferiore rispetto alle aziende di Catania e Palermo. Adesso questi 10 milioni di euro arrivano come la manna dal cielo all’amministrazione De Luca che nei dossier e nei tavoli del Salva Messina additarono come “inutile” e “perdente” questo contenzioso, avviato dal precedente management, che invece oggi, come prevedibile, vede vittoriosa l’Atm».

«È logico – proseguono Carmelo Garufi e Michele Barresi, segretari generali di Filt Cgil e Uiltrasport i- che il consiglio comunale deve pretendere, oggi più che mai, dai commissari liquidatori recentemente nominati, di approfondire il reale stato economico degli anni di Atm prima di procedere al voto finale in aula di liquidazione della partecipata. Queste organizzazioni sindacali , hanno più volte denunciato che per gli ultimi 4 anni fino al 2017 i bilanci di Atm erano stati chiusi in pareggio ed oggi, anche alla luce della sentenza che riconosce 10 milioni di euro per gli anni dal 2012 al 2016, di fatto gli stessi bilanci risulterebbero persino in attivo. Facendo due conti, inoltre – continuano i sindacalisti – altrettanti milioni di euro, circa 10, l’Atm dovrà ottenere facendo seguito alla sentenza anche per il triennio 2017-2019 avendo la Regione in quegli anni utilizzato gli stessi criteri di riconoscimento dei contributi chilometrici contestati dall’allora amministrazione Foti/Cacciola a cui oggi il giudice ha dato ragione».

«È ovvio – concludono – che il consiglio comunale ha l’obbligo di rivedere quanto stabilito nella delibera 72/C del 23/11/2018 dove, di certo in buona fede ma forse troppo frettolosamente, si è liquidata un’azienda adducendo al consiglio dossier e relazioni poco chiare. Oggi però occorre un’operazione trasparenza  perché, in un perimetro di legalità e nell’interesse dei lavoratori, di certo non si può pensare di liquidare un’azienda con gli ultimi bilanci addirittura in attivo e pertanto come Filt Cgil e Uiltrasporti chiederemo urgente confronto in merito con i commissari liquidatori».

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Antonio
Antonio
9 Luglio 2019 9:04

Vendetevi in piccoli
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