MESSINA. Certificati di residenza ai patronati: è il fantasma che per un’ora ha aleggiato nell’aula consiliare intitolata a Nelson Mandela che ha ospitato l’assemblea congiunta di tutti i sei consigli di quartiere per parlare di decentramento e di poteri decentrati alle circoscrizioni.

A turno, più o meno tutti i consiglieri, pur senza farne espressa menzione, hanno girato attorno all’argomento, prepotentemente entrato in agenda politica di Messina con la delibera di giunta 680 dello scorso 19 dicembre, quella che riguarda la revisione dei servizi erogati nelle sedi di circoscrizione, nella quale si ipotizzava che a gestire alcuni servizi oggi in capo alle circoscrizioni sarebbero dei privati.

La preoccupazione dei consiglieri di quartiere è ovviamente politica, perchè un provvedimento del genere, se dovesse entrare in vigore, toglierebbe ancora più competenze ai quartieri (invece che concederne di maggiori come chiedeva l’incontro di oggi con l’assessore regionale agli Enti locali Bernadette Grasso): provvedimento motivato dall’amministrazione con “la difficoltà a garantire la qualità dei servizi erogati a causa della carenza di dotazione organica, peraltro aggravata per l’elevato numero di personale prossimo alla quiescenza”.

Per questo, il sindaco Cateno De Luca ha dato mandato sia di disporre la chiusura di due centri servizi dei quartieri (A Provinciale e a San Licandro), ma soprattutto di “affidare a soggetti esterni accreditati l’acquisizione online delle certificazioni anagrafiche, limitatamente, in fase iniziale, lo stato di famiglia certificato di residenza, previo adeguamento del sistema informatico in uso, che consenta anche di verificare l’autenticità dei certificati emessi un line, e di regolamentare le modalità di pagamento dei diritti di segreteria dell’imposta di bollo, e la presentazione online delle istanze di cambio abitazione e residenza”.

Chi sono questi soggetti esterni accreditati, la delibera lo chiarisce successivamente, nel passaggio in cui si parla di un “incontro preliminare con gli ordini professionali e con i Caf e patronati per discutere dell’iniziativa e del percorso da avviare”. E quello che i consiglieri non hanno menzionato ufficialmente durante l’incontro (ma ufficiosamente si, eccome), è che ad entrare in gioco, tra i Caf, ci sarebbe anche la Fenapi, creatura di Cateno De Luca (che si è spogliato di tutte le cariche prima di essere eletto deputato regionale, un anno e mezzo fa).

Un parziale stop è arrivato però da Bernadette Grasso: “Funzioni delegate: ci sono servizi che per legge non possono essere esternalizzati, come i servizi anagrafici”, ha spiegato, tranciante, l’assessora agli Enti locali.

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