MESSINA. Perchè quella scadenza, quando la legge indica un’altra data? MessinAccomuna torna a battere sulla “deadline” del 22 novembre quale data imposta dal sindaco Cateno De Luca per l’approvazione del piano di riequilibrio, che già in consiglio comunale ha fatto sorgere qualche dubbio: se la legge impone la rimodulazione del riequilibrio, con possibilità di portarlo a vent’anni per le nuove amministrazioni, ed indica come data ultima i sessanta giorni dal deposito della relazione di inizio mandato (che è stata presentata ad inizio ottobre), come mai la scadenza fissata dall’amministrazione De Luca è il 23 novembre?

MessinAccomuna prende la palla al balzo: “Inizia domani la maratona non dovuta. Con un termine imposto per la discussione del piano di riequilibrio fissato il giorno 23 novembre. Viene detto che lo stesso termine è “definito dalla legge”, ma le cose non stanno così. Il termine previsto dalla legge è il 3 dicembre, e non il 23 novembre. La legge che fissa il termine per la rimodulazione del piano è il Testo Unico degli Enti Locali, che all’articolo 243-bis dice, riferendosi a questo punto: “l’amministrazione in carica ha facoltà di rimodulare il piano di riequilibrio, presentando la relativa delibera nei sessanta giorni successivi alla sottoscrizione della relazione [di inizio mandato]”. De Luca ha sottoscritto la relazione il 4 ottobre e i sessanta giorni scadono il 3 dicembre“, si legge in un comunicato.

“Perché e su quale base viene indicato come tassativo e da legge una scadenza anticipata di ben 11 giorni? – domandano dal laboratorio di partecipazione politica – Avrà motivi il sindaco per farlo, ma dovrebbe spiegarli al Consiglio e alla città e vedere se possono o meno essere condivisi, se possono o meno coincidere col prioritario interesse della città, di potere coi tempi più opportuni disegnare il suo percorso di riequilibrio finanziario nell’orizzonte ventennale (entro il 2033) che è stato ottenuto con l’ultima modifica di legge”.

Allo stesso modo – continua la nota – nessuna persona di buon senso che deve fare un percorso mette il carro davanti ai buoi che dovrebbero tirarlo. I 30 o 31 atti “di indirizzo” dovrebbero seguire (da compiuti provvedimenti attuativi) il piano di riequilibrio. Il Consiglio non può accettare di essere sottoposto a una maratona inutile e insensata. A meno che non si voglia ottenere approvazioni prive di esame e di approfondimento. Intanto si evince che la copertura data all’esposizione di ATM col piano di riequilibrio precedente (32 milioni e mezzo circa) è più che sufficiente a coprire l’esposizione debitoria dell’azienda: non 81, non 51, ma meno di 29 milioni e mezzo. Come già detto, l’orizzonte ventennale del piano consente di rivedere la tempistica e l’entità del contributo ATM. Il Consiglio dovrebbe imporre di discutere prima le cose che vengono prima. Prima avere contezza verificata e dimostrata della reale massa passiva cui dare copertura e delle misure che l’amministrazione intende porre in essere e Poi valutare i provvedimenti amministrativi che vi danno attuazione”.

“Ogni inversione di calendario e ogni invasione di atti “di indirizzo” che hanno il solo scopo di legare le mani al Consiglio è solo fumo negli occhi, diversivo temporale per ingolfare i lavori d’aula ed evitare che il Consiglio valuti il piano. L’imposizione di finte scadenze “di legge”, poi, è del tutto immotivata. Il Sindaco spieghi ai Consiglieri e ai cittadini; il Consiglio non si pieghi ed eserciti pienamente il suo dovere e le sue prerogative”, conclude la nota.

Martedi scorso, in consiglio comunale, a precisa domanda dei consiglieri Alessandro Russo (LiberaMe) e Antonella Russo e Gaetano Gennaro (Pd), De Luca aveva spiegato il perchè del 23, interpretando la data come derivata dalla scadenza presentazione della relazione di inizio mandato (90 giorni dall’elezione, quindi il 23 settembre) e dai sessanta giorni da questa (quindi 23 novembre).

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